Regia: David O. Russell. Sceneggiatura: Annie Mumolo, David O. Russell. Fotografia: Linus Sandgren. Montaggio: Alan Baumgarten, Jay Cassidy. Scenografia: Heather Loeffler. Costumi: Michael Wilkinson. Interpreti: Jennifer Lawrence, Bradley Cooper, Robert De Niro, Elisabeth RöHM, Dascha Polanco, Virginia Madsen, Edgar Ramirez, Isabella Rosellini, Diane Ladd, Jimmy Jean-Louis. Produttori: John Davis, John Fox. Distribuzione: Th20 Century Fox. Origine: U.S.A., 2015.
Joy (Jennifer Lawrence) vive in una famiglia più o meno squilibrata, più o meno allargata, di quelle definite disfunzionali; e, a dispetto del nome, ha scarsi motivi per essere allegra. Madre di due figli, tiene in piedi la baracca provvedendo all’amorevole nonna (e io narrante del film); alla genitrice divorziata che da mane a sera sta davanti alla tv; all’ex marito venezuelano Tony, alloggiato nel seminterrato; e ogni tanto spunta in scena l’apatico padre di lei (Robert De Niro), che gestisce senza ambizioni un garage.
È una routine sacrificata, piatta: che ne è della Joy bambina che si divertiva a progettare strane macchine? La giovane donna la ritrova in sé quando inventa, e decide di mettere in produzione - con l’appoggio della nuova fiamma del padre (Isabella Rossellini) - un rivoluzionario tipo di mocio, leggero e autostrizzante.
Ispirandosi alla vicenda vera dell’imprenditrice Joy Mangano, il copione scritto dal regista David O. Russell con Annie Mumolo si struttura secondo uno schema narrativo classico: passando - in un susseguirsi di promesse mancate, imbrogli e tradimenti (anche in seno alla famiglia) - dall’entusiasmo alla disperazione, dall’orlo della bancarotta all’happy end. Ma di Joy nessuna traccia: non c’è gioia nel finale di questa commedia che sembra giocare sul rovescio, tirandone fuori l’amaro, di certe pellicole di Frank Capra. Il cui eroe per caso era un idealista che si batteva contro un sistema di potere marcio per il bene della collettività e in nome di fondamentali valori umani.
Qui invece la solare, generosa Joy - incarnata da un’ottima Lawrence in gara per l’Oscar - resta una combattente dolorosamente consapevole di essere «senza causa»; e, del resto, anche Neil, il re delle televendite che per primo crede in lei, nell’interpretazione di Bradley Cooper trasmette un senso di sperduta infelicità. Russell ha fatto la scelta di raccontare la storia avvolgendola in un’atmosfera vagamente onirica; e di tradurre la commedia nella forma stilizzata di una soap opera, in onda ormai da troppi anni. Pur non sempre controllato il film è interessante, coraggioso, ma che tristezza la società priva di sogni e di visione che rispecchia!
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