Regia: Atom Egoyan. Sceneggiatura: Benjamin August. Costumi: Debra Hanson. Montaggio: Christopher Donaldson. Fotografia: Paul Sarossy. Musica: Mychael Danna.
Interpreti: Christopher Plummer, Dean Norris, Martin Landau, Henry Czerny, Jurgen Prochnow, Bruno Ganz, Natalie Krill, James Cade. Produttore: Ari Lantos, Robert Lantos. Distribuzione: Bim Distribuzione. Origine: Canada, Germania, 2015.
Susan Sontag diceva che “fare pace significa dimenticare”, poiché una memoria difettosa è talvolta necessaria per sotterrare antichi rancori. Il film di Atom Egoyan, però, sintetizza fin dal titolo un’ossessione molto tangibile, comune a molte storie di vendetta: Remember è una meditazione sull’atto stesso di “ricordare”, nonché sugli inganni che la memoria – soggetta all’erosione del tempo – porta inevitabilmente con sé.
La caccia al criminale nazista è un topos piuttosto comune (basti pensare al recenteThis Must Be the Place di Sorrentino), ma Remember lo contamina con alcune suggestioni di Memento, tanto involontarie quanto palesi: lo splendido Christopher Plummer interpreta Lev, un ebreo novantenne che ha appena perso la moglie, e parte alla ricerca dell’ufficiale nazista che sterminò la sua famiglia ad Auschwitz; purtroppo, però, Lev soffre di demenza senile, e dopo ogni risveglio ha bisogno di rileggere una lettera scrittagli dall’amico Max (Martin Landau, altro mostro sacro del cinema americano) per ricordarsi gli obiettivi della sua missione. Questa ricerca sortisce esiti inaspettati, ma gli permette di scoprire la verità sugli orrori di un passato che non è mai troppo lontano.
Egoyan ci mette in guardia dall’inaffidabilità dei ricordi, adottando l’ironia straniante di un canadese che osserva con distacco la realtà americana, piena di asettici non-luoghi e di armi da fuoco diffuse ovunque. La banalità del male si fa strada come un parassita sottocutaneo, ed emerge nella quotidianità di un ex ufficiale tedesco che ha messo su famiglia dopo aver rubato il nome di un ebreo deportato, o nell’ospitalità di un neo-nazista (Dean Norris) che mostra le sue reliquie del Reich come fossero cimeli sportivi: quest’ultima sequenza è esemplare, poiché Egoyan svela il personaggio per gradi, rendendolo affabile per farci empatizzare con lui, salvo poi spiazzarci con la “normalità” della sua follia. Sorridiamo, ma intanto ci rendiamo conto che non c’è proprio nulla di cui sorridere.
Ne deriva così un road movie dai toni pacati, cinico e sottilmente sarcastico, dove il dramma e la commedia si fagocitano a vicenda fino a un epilogo scioccante. Ribaltando le attese, il regista sembra forzare la logica in modo pretestuoso, ma l’espediente narrativo si rivela invece molto sensato nel quadro generale di Remember: il destino è beffardo, ma sono i personaggi stessi a costruirselo giorno dopo giorno, imbrigliati nella rete delle loro azioni. E, in alcuni casi, delle loro colpe.
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