Regia: Zack Snyder. Soggetto: Jerry Siegel, Joe Shuster, Bob Kane. Sceneggiatura: Chris Terrio, David S. Goyer. Fotografia: Larry Fong. Musica: Hans Zimmer, Junkie Xl.
Interpreti: Henry Cavill, Ben Affleck, Diane Lane, Amy Adams, Laurence Fishburne, Gal Gadot, Jason Momoa, Jesse Eisenberg, Jeremy Irons, Holly Hunter, Scoot McNairy, Callan Mulvey, Tao Okamoto. Produttori: Charles Roven, Deborah Snyder. Distribuzione: Warner Bros. Origine: U.S.A., 2016.
Fin dalla sua rivelazione a Metropolis, quando salva la Terra da una minaccia ma causa molte vittime innocenti, Superman rappresenta un quesito per l'uomo: angelo custode o essere onnipotente impossibile da controllare? Per Batman/Bruce Wayne la presenza dell'Uomo d'Acciaio costituisce un'anomalia e una causa di disgrazie dirette e indirette per l'umanità, qualcosa che deve essere fermato con ogni mezzo.
Giocato sin dal titolo e dal trailer sull'archetipo milleriano dello scontro fisico tra i due supereroi, Batman v Superman tiene fede all'ordinamento tra i due, che non è tale solo in senso alfabetico. Il punto di vista scelto da Snyder, nonostante la serie sia stata rifondata con l'Uomo d'Acciaio, è infatti quello del Pipistrello. Suo l'incipit - che ci riporta ancora una volta all'uccisione dei due Wayne, topos così usurato da costituire omaggio o meta-narrazione a seconda dei casi -, sua la visione del disastro che si abbatte su Metropolis, suo il dubbio che lo porta vicino a un deicidio degno di Caifa, sua infine la riflessione della coscienza collettiva. Un Batman mai così consapevole del proprio ruolo di super-uomo nel senso di miglior rappresentante della razza umana, dove Superman, colui che è letteralmente super-uomo, resta, nel bene e nel male, altro, diverso, alieno. Il suo ingresso in scena avviene ai margini dell'inquadratura, dopo uno scontro letale in fuoricampo; i suoi pensieri sono intuibili ma distanti, legati al "suo mondo", quello che Kal-el porta nel "nostro", rischiando involontariamente di distruggerlo. Un dilemma tra l'umano e il divino che avvicina Superman ai due Watchmen Ozymandias e Manhattan, scissi tra la volontà di aggiustare i destini dell'uomo da demiurghi e di disinteressarsene scegliendo l'esilio. Bontà e onnipotenza, dice Lex Luthor, non possono coesistere. Benché Superman appaia più benevolo di un Batman nero e spietato come fu per Frank Miller, un vigilante che uccide senza scrupoli e picchia con un pugno che pare un maglio. Ma nonostante ci terrorizzi, è lui a comprenderci, è il Pipistrello a farci dormire tranquilli la notte.
Snyder pensa prima di tutto a eseguire il compito assegnatogli, quello di spettacolarizzare al massimo - un fracasso mai visto con il Dolby Atmos - i grossi calibri dell'universo DC e preparare la strada alla Justice League, pronta a opporsi cinematograficamente agli Avengers della Marvel. È così diligente in questo il regista, da sperperare spunti di grande interesse, come quelli succitati o il nuovo ruolo dei media, con la notizia istantanea catturata dai video contrapposta alla macchinosa obsolescenza del Daily Planet, quotidiano che fatica a ritrovare un suo ruolo, proprio come il suo "dipendente" superumano. Ma come per i supereroi, che devono in pochi secondi prendere decisioni da cui dipende il destino del mondo, così per Snyder la priorità era un'altra. Schiaffeggiare con un guanto di sfida la Casa delle Idee, ricordando che l'America ha iniziato da qui, dal Dio tra di noi e dall'Uomo che veglia su di noi.
Tutto considerato, e dovendo amalgamare materia così eterogenea, l'Alba della Giustizia dirada un po' di foschia.
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