Regia: Jodie Foster. Soggetto: Alan Di Fiore, Jim Kouf. Sceneggiatura: Jamie Linden, Alan Di Fiore, Jim Kouf. Fotografia: Matthew Libatique. Montaggio: Matt Chesse. Scenografia: Lydia Marks. Costumi: Susan Lyall. Interpreti: Julia Roberts, George Clooney, Dominic West, Caitriona Balfe, Jack O’Connell, Giancarlo Esposito, Aly Mang, Emily Meade, Greta Lee, Olivia Luccardi, Chris Bauer. Produttori: Lara Alameddine, George Clooney. Distribuzione: Warner Bros. Origine: U.S.A., 2016.
Lee Gates è il conduttore di uno show televisivo che si occupa di finanza, commenta l'andamento della borsa e consiglia investimenti, il tutto in un clima ridicolo e urlato, fatto di siparietti con le ballerine in paillettes e jingle al limite del volgare. In fondo, dei soldi che possono guadagnare o perdere i telespettatori, a Gates non importa niente. Almeno fino a quando un giovane investitore, Kyle Budwell, che ha perso tutto quello che aveva, irrompe in trasmissione, si barrica nello studio durante una diretta, gli punta una pistola alla testa e lo costringe dentro un gilet imbottito di esplosivo.
Da quel momento, quel giorno, parte un programma diverso da quello di tutti gli altri giorni, in cui la sola possibilità che il vacuo Gates ha di rimanere in vita è legata al fatto di dare delle risposte all'attentatore, di capire con lui, e con chi lavora dietro la porta per salvarlo, cos'è accaduto e chi ne è responsabile. Insomma, sembra dire Jodie Foster, per fare del buon giornalismo televisivo bisogna proprio esservi costretti, minacciati di morte. Scherza? Solo in parte. L'ombra di cinismo che attraversa il film, e che lo chiude come lo chiude, è in realtà la sua parte più illuminata, la migliore.
Attratta da una sceneggiatura impegnata in un tema di stringente attualità, la Foster regista individua in essa anche la possibilità di costruire un film quasi in tempo reale, che lanci un ponte tra due mondi, quello dei pochi che stanno dentro il piccolo schermo e dei tantissimi che gli stanno davanti e racconti la grande illusione che avvicina chi produce un racconto media(tizza)to e chi vive la quotidianità: un'illusione, spesso un trucco, del tutto simile a quello del capitale sempre più virtuale dei moderni transiti finanziari.
Il rapporto tra Lee Gates e la sua regista Patty Fenn s'ispira a quello tra Will McAvoy e la sua produttrice esecutiva MacKenzie McHale, dell'ultracitato The Newsroom sorkiano, mentre, a livello di immagine, la regista rispolvera qualcosa della sua esperienza d'interprete sul set di Spike Lee per Inside Man., Si può godere di un film d'intrattenimento che ha il merito di piazzare più di una buona battuta al punto giusto e il pregio di offrire un bel ruolo a Clooney. Sono proprio lui e la Roberts a fare il lavoro migliore: Clooney nel tratteggiare la parabola di un idiota che si scopre a fare la cosa giusta e lei nel fargli da spalla.
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