Regia: Pablo Larrain. Sceneggiatura: Guillermo Calderòn. Montaggio: Herve Schneid. Scenografia: Estefania Larrain. Interpreti: Gael Garcia Bernal, Alfredo Castro, Luis Gnecco, Antonia Zegers, Pablo Derqui. Produttori: javier Beltramino, Peter Danner. Distribuzione: Good Films. Origine: Argentina, Cile, Spagna, Francia, 2016.
L'ultimo lavoro di Larraìn è di quelli che lasciano il segno, che sorprendono per la capacità di dire più di quanto ci si possa aspettare: dal titolo, dal tema e anche dal trailer, infatti, si poteva superficialmente immaginare che l'autore cileno si fosse limitato a realizzare un biopic del celebre poeta e diplomatico suo connazionale, ma non avremmo potuto fare errore più grande perché Neruda prende solo spunto dalla storia e dal personaggio per creare e inventare, per costruire un film che va oltre la realtà dei fatti, che spazia tra i generi, che stupisce e sorprende. Un film che partendo dal Neruda politico, ne mette in scena la poesia.
Dalla politica parte il film di Larraìn, dal 1948 e il periodo in cui la Guerra Fredda ha raggiunto il Cile. Pablo Neruda, allora senatore, accusa il governo di tradimento provocando la reazione del Presidente Videla, così l'ispettore di polizia Oscar Peluchonneau riceve il delicato incarico di arrestarlo. Così insieme alla moglie, la pittrice Delia del Carril, Neruda cerca di lasciare il paese ma è costretto a nascondersi al rivale e in questa vita da fuggitivo trova l'ispirazione per scrivere la sua raccolta di poesie Canto General. inoltre in questa sfida tra lui e Pelucchoneau trova anche ulteriori nuovi stimoli, rendendola una vera e propria caccia, un gioco del gatto e il topo nel quale lascia all'avversario indizi per accrescere il pericolo e la sfida in cui si trovano coinvolti, scorgendo in essa la possibilità di diventare un simbolo e una leggenda.
Neruda non è solo la storia di Pablo Neruda quando dell'ispettore Peluchonneau, introdotto come semplice voce fuori campo nelle fasi iniziale del film per poi emergere come comprimario a tutti gli effetti. Ma al Peluchonneau di uno straordinario Gabriel Garcia Bernal non basta essere un personaggio secondario e la sua sfida all'avversario assume significati che vanno al di là di quello che viene raccontato, che acquistano importanza in relazione al come la storia si dipana, al modo in cui i due personaggi funzionano ed esistono l'uno in relazione all'altro: il poeta in fuga che cerca di diventare un simbolo per il popolo ed uno signor nessuno che nella sfida cerca di trovare, finalmente, uno scopo.
Neruda di Larraìn non ha la struttura del racconto biografico, spazia invece tra i generi, dal crime al film on the road con inserti di commedia e richiami al western, con una messa in scena ineccepibile, una composizione della scena sempre sensata, che colpisce senza distogliere l'attenzione, con una padronanza tecnica che attinge al passato per realizzare qualcosa di moderno e innovativo. Abbiamo già accennato alla bravura di Bernal, ma tutto il cast di dimostra all'altezza del progetto ambizioso del regista, con Luis Gnecco abilissimo a tratteggiare le sfumature del personaggio, e con esso del film, dalla vanità all'idealismo, senza mai perdere quel senso di (auto)ironia che lo rende completo e vivo. Sotto ogni aspetto, dalla fotografia alla costruzione e le interpretazioni sempre a fuoco, Neruda ci lascia soddisfatti e sorpresi, curiosi di vedere dove porterà il percorso artistico di un regista che ha ancora tanto da dare al cinema contemporaneo.
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