Regia: Cristina Comencini. Soggetto e sceneggiatura: Cristina Comencini, Giulia Calenda, Paola Cortellesi. Montaggio: Francesca Calvelli. Scenografia: Paola Comencini. Musiche: Andrea Farri. Fotografia: Italo Petriccione. Costumi: Francesca Sartori. Interpreti: Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Eduardo Valdarnini, Eleonora Danco.
Produttori: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz.
Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia, 2016.
Lucia e Maria sono amiche fin dal liceo, ma non potrebbero essere più diverse: Lucia è esigente e rigorosa o, come direbbe Maria, "gufa e spadona"; Maria si descrive come "morbida, positiva e vibrante" o, come direbbe Lucia,"un po' mignotta". Anche il loro rapporto con gli uomini è diametralmente opposto: Lucia, scottata da un matrimonio infelice, ha elevato un muro ed è diventata una "donna di nessuno"; Maria invece è una "donna di tutti" che colleziona avventure occasionali con partner improbabili alla segreta ricerca dell'uomo giusto. A scompigliare le carte arriva Luca, amante di una notte di Maria, 19 anni e una fame inesauribile di sesso e di esperienza di vita. Le due amiche finiranno per contenderselo, non secondo le trite dinamiche della competizione "femminile", ma secondo un percorso di ricerca individuale della propria identità.
È proprio la reinvenzione dell'identità la principale chiave di lettura di Qualcosa di nuovo, basato sulla piéce teatrale La scena scritta e diretta per il teatro da Cristina Comencini, e riadattata per il grande schermo con la collaborazione alla sceneggiatura di Giulia Calenda e Paola Cortellesi e il montaggio agile di Francesca Calvelli. Identità di genere, innanzitutto, tanto femminile quanto maschile, in un presente caratterizzato dalla rivoluzione dei ruoli e dei rapporti di potere, dalla disgregazione della famiglia tradizionale e dalla crisi economica, nonché dalla mancanza di un'educazione sentimentale e sessuale che non insegni tanto come si indossi un preservativo, quanto come si debba rispettare la natura e le inclinazioni altrui, e l'altrui libertà di essere altro da noi.
Come ogni storia ben costruita (e rodata sulle assi di un palcoscenico) Qualcosa di nuovo parla anche di altro: di maternità negata, ricattatoria, accogliente, colpevole e generosa; di amicizia femminile, disposta alla solidarietà ma anche esposta alla severità del reciproco giudizio; dell'esigenza delle donne di avere accanto un uomo "ma anche": dolce ma anche forte, comprensivo ma anche protettivo, dotato di sensibilità ma anche virilmente assertivo, tenero ma anche muscoloso. E mentre le donne sono specialiste nell'essere tante cose insieme, gli uomini sembrano disorientati da queste aspettative (apparentemente) contradditorie.
Luca, ad esempio, si relaziona con coetanee che sembrano sapere esattamente quello che vogliono, quando il ventenne maschio di oggi difficilmente sa decidere di che colore scegliere la camicia al mattino. Le "donne mature" Lucia e Maria, invece, hanno già superato la fase in cui si attenevano rigidamente ai loro progetti di vita, e anche quella del successivo smantellamento del castello di carte da loro costruito con ottusa determinazione: sono dunque libere di sperimentare, anche con un liceale che usa bene le mani ed è capace di ascoltare. Lucia e Maria cominciano a dire a Luca quello che non riescono a dire a se stesse, e scoprono quanto stia loro stretto il personaggio che si sono ritagliate nel tempo.
Cristina Comencini ha un talento particolare per raccontare le contraddizioni del femminile, toccando argomenti tabù e sfidando le accuse di maschilismo che certamente verrebbero indirizzate ad un regista uomo in almeno due scene. E la commedia le è particolarmente congeniale perché le permette di veicolare domande scomode sotto le mentite spoglie di battute umoristiche. La malinconia che sottende l'intera vicenda non sfocia mai nel melodramma, anche se un po' di amarezza in più sarebbe stata tollerabile anche dallo spettatore più escapista.
Già dalla presentazione alternata inziale delle due protagoniste, Comencini non si accontenta di riprodurre il suo testo teatrale fra quattro mura, e anzi quelle pareti le scioglie, facendo letteralmente entrare l'una nell'altra stanze di diverse abitazioni, perché le tre vite che racconta si mescolano senza soluzione di continuità seguendo i cambiamenti intimi (più ancora che interiori) dei personaggi. E se gli scambi di battute rimangono talvolta troppo ancorati al testo teatrale senza osare le acrobazie verbali (e fisiche) della screwball comedy che Qualcosa di nuovo era nata per essere, in alcuni monologhi le sceneggiatrici affondano il coltello nella piaga in modo coraggioso e commovente.
Paola Cortellesi è più efficace di Micaela Ramazzotti nel disegnare un personaggio che esce gradualmente dallo stereotipo e conquista credibilità (e cuore), e Eduardo Valdarnini, che ha la fisicità giusta per il ruolo, sconta un'immaturità artistica che va a scapito, invece che a favore, di Luca. Ma ciò che conta è che a questi tre esseri umani imperfetti si vuole bene, si segue la loro intricata vicenda sospendendo l'incredulità e ci si porta dietro interrogativi cui non è facile ri
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