Regia: David Yates. Sceneggiatura: J. K. Rowling. Fotografia: Philippe Rousselot. Montaggio: Mark Day. Scenografia: Stuart Craig, James Hambidge, Anna Pinnock. Costumi: Colleien Atwood. Musiche: James Newton Howard.
Interpreti: Eddie Redmayne, Katherine Weterston, Colin Farrel, Jon Voight, Ron Periman, Ezra Miller, Samantha Morton. Produttori: Neil Blair, J. K. Rowling.
Distribuzione: Warner Bros. Origine: Regno Unito, U.S.A. 2016.
Il giovane magizoologo Newt Scamander arriva a New York dall'Inghilterra con una valigia piena delle creature fantastiche che ha raccolto e salvato in molti anni di viaggi e ricerche. Senza volere, scambia però il prezioso carico con quello di Jacob Kowalski, pasticcere e No-Mag (è il nome americano dei Babbani), il quale libera inavvertitamente le creature, violando lo Statuto di Segretezza e mettendo Newt nei guai. È il 1926 e il Paese è in grande subbuglio: l'oscuro Gellert Grindewalt è introvabile, qualcosa di misterioso semina caos e distruzione per le strade della città e i fondamentalisti della caccia alle streghe sono sempre più infervorati. Il mondo magico e quello dei No-Mag sono pericolosamente vicini ad entrare in guerra.
Bisogna essere creature un po' magiche, com'è J. K. Rowling, per far saltar fuori da un bestiario di poche pagine, pensato come testo scolastico per i giovani allievi di Hogwarts, una pentalogia che, stando almeno al primo capitolo, non ha nulla del calco della saga potteriana ma soltanto una magnifica continuità di visione e di felicità d'invenzione. In questo quadro, David Yates non ha, però, un ruolo minore: la sua frequentazione dell'universo magico della scrittrice ne ha fatto probabilmente il miglior traduttore in circolazione per il cinema, specie degli episodi più scuri e perturbanti, com'è questo, nei quali dimostra ancora una volta di saper equilibrare con sapienza la necessità di non edulcorare il tema e l'eleganza di non indulgere nell'orrorifico per vezzo.
Denso di citazioni interne e di indizi che faranno incuriosire i fan, così come di allusioni a personaggi storici (Deliverance Dane) e persino di reminiscenze e atmosfere di sapore prettamente cinematografico, Animali Fantastici e Dove Trovarli non è per questo un film chiuso ai nuovi arrivati. Al contrario. E non potrebbe essere diversamente: in primo luogo perché, proprio come Newt, siamo tutti nuovi al mondo che incontra e agli amici che si farà (non più un trio ma un quartetto, adulto, altrettanto riuscito) e, secondariamente, perché il film è, nel suo tema, un invito a ripensare proprio i pregiudizi e la clandestinità, e a non temere la diversità. Non solo Newt si stupisce che gli Stati Uniti non prevedano, come fa già l'Europa, matrimoni misti tra Maghi e No-Mag, ma soprattutto il film racconta, nel suo cuore più dark e potente, quali terribili conseguenze può avere punire qualcuno per quello che è, quale forza folle e traumatica può scatenare in un bambino il sentirsi rifiutato, non accettato, non amato.
Scamander, che salva le creature che terrorizzano chi non le conosce, le nutre e la protegge, e soprattutto si adopera per insegnare ad altri maghi come prendersi cura di loro, ha l'animo del giovane maestro illuminato, che sa che bisogna mettersi ad altezza di bambino, giocare con lui, parlare il suo linguaggio. Non è un caso, dunque, che al pronunciare la parola "scuola", lui, Tina e Queenie sospirino di nostalgia. Questo sarà anche un film per un pubblico più adulto, ma non per chi non ha almeno un po' di nostalgia per quel tempo, l'infanzia, in cui non c'erano barriere tra le pareti di casa e il mondo degli amici e degli animali immaginari.
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