Un tranquillo villaggio di pecore, ingenue e fifone quanto basta, viene minacciato dall'insediarsi nelle vicinanze di un branco di lupi. Il vecchio capo lupo Magra è pronto a lasciare il comando, ma il giovane Grey, il favorito del branco, non sembra ancora abbastanza maturo, né per guidare i compagni né per fare sul serio in amore, con l'affascinante Bianca. Dopo che il sanguinario Reager ha tratto vantaggio dalla situazione, Grey si convince di dover cambiare e si affida alla pozione magica di una coniglia gitana. Il risultato, però, non è quello sperato...
Nel film di animazione russo firmato Andrey Galat (per la storyline) e Maxim Volkov (agli effetti visivi), per trovare se stessi bisogna farsi un giro nei panni, o meglio, nella pelliccia, di qualcun altro. È ciò che accade al lupo Grey, trasformato suo malgrado in un ariete, che impara ad esercitare le doti del bravo leader guidando un gregge anziché un branco.
Il mondo del film è diviso nettamente in due e la maturazione di Grey nasce dal ping pong tra l'uno e l'altro, ovvero dalla capacità di cambiare sguardo e prospettiva e di scegliere infine un Bene che non è proprietà dell'uno o dell'altro schieramento, ma valore comune. In mezzo, mobili sulla loro carovana, i gitani rappresentano un terzo luogo, senza tempo, dove regna una saggezza ancestrale e anche una leggendaria furbizia, ed entrambe serviranno per accompagnare alla meta il viaggio di trasformazione del protagonista.
Il carattere visivo non manca, specie nell'ideazione del villaggio delle pecore, ispirato alla Contea degli Hobbit; mentre, per quanto riguarda i lupi, il risultato è meno originale, con l'eccezione dei rappresentanti principali, Grey e Bianca, nei quali il disegno non solo rispecchia il carattere del personaggio ma aggiunge anche qualche informazione in più.
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