Regia: John Crowley. Soggetto: Colm Tolbin. Sceneggiatura: Nick Homby. Fotografia: Yves Bèlanger. Montaggio: Jake Roberts. Scenografia: Franҫois Sèguin. Costumi: Odille Dicks-Mireaux. Interpreti: Saoirse Ronan, Jim Broadbent, Maeve McGrath, Emma Lowe, Barbara Drennan, Gillian McCarthy, Fiona Glascott, Eleen O’Higgins, Eva Birthistle, Emily Bett Rickards, Julie Walters, Domhnall Gleeson.
Produttori: Finola Dwyer, Pierre Even. Distribuzione: Th20 Century Fox. Origine: Irlanda, 2015.
Di giorno e di notte, col buono e il cattivo tempo, Jean-Pierre Werner percorre le strade sterrate di campagna per raggiungere i suoi pazienti. Medico devoto alla professione e ai piccoli o grandi malati della sua comunità rurale, gli viene diagnosticato un cancro al cervello e consigliato di trovare alla svelta un assistente. Reticente ad affidare i suoi pazienti a terzi, Jean-Pierre accetta controvoglia l'aiuto di Nathalie Delezia, un'ex infermiera che ha terminato da poco gli studi. La collaborazione si rivela presto difficile ma Nathalie ha carattere e incassa bene le bizzarrie che Jean-Pierre impone al suo tirocinio. Paziente dopo paziente, chilometro dopo chilometro, la rivalità cederà il posto alla fiducia e a un sentimento indeterminato tra solidarietà e desiderio.
Dopo il grande successo di Hippocrate, racconto di formazione in corsia, Thomas Lilti torna di nuovo a parlare di medicina puntando lo sguardo sulla provincia francese, trascurata dai servizi pubblici e disorientata dagli effetti della globalizzazione. Ex internista, l'autore francese prosegue la sua riflessione sul corpo medico passando dalla città alla campagna, dai medici ospedalieri ai cavalieri solitari delle zone rurali. E solitario è pure il suo protagonista, medico di campagna infaticabile che lavora sette giorni su sette fino allo sfinimento e fino a quando un cancro non lo obbliga a fermarsi. Una pausa che converte il medico in malato e permette al regista di insistere sul legame che esiste tra medico e paziente, confrontando due distinti approcci alla medicina: uno tradizionale ed empirico, l'altro metodico e scientifico.
Lilti sottolinea daccapo l'importanza della parola, quella officinale che i protagonisti rivolgono a una giovane donna incinta, a un bambino in ambasce, a un vecchio uomo moribondo. Ambasciatore, sullo schermo e negli ambulatori, di una medicina narrativa che fortifica la pratica clinica e migliora l'efficacia della cura, l'autore colma le lacune (emozionali) della scienza accomodando al cuore della storia due medici votati al paziente che si spostano, ascoltano, auscultano, confortano, alleviano, sostengono, accompagnano dimostrando una conoscenza intima dei loro assistiti, forgiata da una relazione di fiducia e prossimità. Confidenti di momenti difficili, sovente ultima risorsa, sono la luce nella notte degli afflitti.
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