Regia: Michel Hazanavicius. Sceneggiatura: Anne Wiazemsky. Michael Hazanavicius. Scenografia: Suzanne Armex. Fotografia: Guillaume Schiffman. Montaggio: Anne-Sophie Bion. Interpreti: Louis Garrel, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Micha Lescot, Grégory Gadebois, Félix Kysyl, Arthur Orcier, Marc Fraize, Louise Legendre, Romain Goupil, Jean-Pierre Mocky, Guido Caprino. Produttori: Florence Gastaud, Daniel Delume. Distribuzione: Cinema. Origine: Francia, 2017.
Il ritratto di una delle figure più importanti del cinema francese e mondiale, quella di Jean-Luc Godard, vista attraverso gli occhi dell'allora giovanissima moglie Anne Wiazemsky. Il sessantotto, il maoismo, le proteste contro la guerra in Vietnam, ma soprattutto la storia d'amore appassionata e complicata, tra Anne e Jean-Luc.
Michel Hazanavicius dopo il passo falso di The Search, torna alla sua pratica cinematografica preferita: rivisitare un genere offrendogli una nuova occasione di visibilità. Era accaduto con un grande e, in parte, inatteso, successo di pubblico per The Artist e non si sa quanto il miracolo possa ripetersi con questo Redoutable che nell'originale ha una valenza più double face rispetto alla traduzione italiana in Il mio Godard. L'incertezza è dettata dal soggetto scelto: quanti, al di là dell'ambito della cinefilia, conoscono il cinema di JLG (come ha finito per essere chiamato da ammiratori e detrattori) e, in particolare, le opere che precedono e seguono il periodo preso in considerazione nel film? Solo chi ne ha apprezzato (o detestato) l'opera può cogliere tutte le sfumature ironiche di un ritratto che nasce dall'autobiografia dell'allora giovanissima moglie Anne. C'è una consistente dose di odio/amore in questo film che si appropria degli stilemi dell'autore (occupandosi quindi del 'genere' Godard) per sottolinearne le contraddizioni. Hazanavicius ammira il Maestro ma fondamentalmente detesta l'uomo del quale mette in luce tutte le sue contraddizioni.
Godard in questo film appare come un borghese costantemente impegnato a tagliare un cordone ombelicale che reiteratamente gli si attorciglia contro ricordandogli la propria estrazione sociale. Non sono tanto gli occhiali, che come un tormentone si ritrovano infranti, a sottolinearne una simbolica miopia nei confronti di chi gli sta vicino, quanto piuttosto le modalità in cui vorrebbe ingabbiare la relazione con Anne ad evidenziare questa condizione. La pervicacia con cui insiste sul vincolo matrimoniale, con annesse gelosie e desiderio di avere sempre la giovanissima consorte al proprio fianco, lo rappresenta come il più borghese dei borghesi. Al di là del divertissement di un regista che si diverte a mostrare che il proprio re artistico è nudo c'è la lettura a distanza di un periodo che, per ragioni anagrafiche, Hazanavicius non ha vissuto ma del quale offre una lettura in cui prevalgono più le ombre che le luci.
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