Regia: Marc Webb. Sceneggiatura: Tom Flynn. Montaggio: Bill Pankow. Musiche: Rob Simonsen. Scenografia: Vera Mills. Fotografia: Stuart Dryburghic. Interpreti: Chris Evans, McKenna Grace, Lindsay Duncan, Jenny Slate, Octavia Spencer, Michael Kendall Kaplan, Marc Webb, John M. Jackson. Produttori: Andy Cohen, Karen Lunder. Distribuzione: 20Th Century Fox. Origine: U.S.A., 2017.
Frank Adler è un single che sta allevando Mary, la nipote di sette anni figlia di sua sorella, una matematica assolutamente geniale. Anche Mary è straordinariamente dotata per la materia e non solo. Tanto che quando deve controvoglia andare a scuola si ritrova in una condizione distante anni luce da quella dei suoi coetanei. Ciò le procura disagio ma, ad aggravare la situazione, interviene la nonna materna Evelyn che la vuole sottrarre a Frank per spingerla sul versante dell'eccellenza negli studi.
In quel caso la narrazione si concentrava sul rapporto del piccolo Fred con la madre e, successivamente, con la psicologa che lo seguiva. La sceneggiatura di Tom Flynn si muove su un'altra direzione prendendo spunto da una sorella che a cinque anni faceva paura a tutta la famiglia per quanto era già 'avanti'. La sua scelta è quindi quella di muoversi nell'ambito delle relazioni all'interno della famiglia e di chi le ruota attorno.
Liberando Chris Evans dalla aderente tuta stelle e strisce di Capitan America, Marc Webb (anche lui esperto di supereroi) si immerge con il suo protagonista nel dilemma di chi si trova dinanzi a ciò che viene considerata una 'non normalità'. Nel caso dei disabili il quesito si concentra su quale sia il punto di discrimine tra ciò che è possibile realizzare 'come tutti gli altri' e l'accettazione del limite. Per i superdotati già negli anni Settanta con J.J. Gallagher si cercava di comprendere quale fosse il percorso meno carico di pericoli per la crescita complessiva della personalità.
Anche se con qualche caduta nella retorica, specie nella parte finale, Gifted affronta il tema grazie all'alchimia che viene a crearsi tra la talentuosa (sul versante attoriale) McKenna Grace, un Chris Evans zio con responsabilità/fratello con senso di colpa/figlio con rancori e un gatto dal pelo fulvo e con un occhio solo. Si ride (soprattutto nella prima parte), si pensa alle difficoltà del genio, come accadde anche con il Will Hunting di Gus Van Sant e si riflette sulla indispensabile necessità di essere bambini nel senso pieno del termine per poter essere degli adulti geniali e caratterialmente compiuti. Le eccezioni a questa regola di igiene mentale nella storia sono state davvero poche ed è bene tenerne conto.
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