Regia e Sceneggiatura: Woody Allen. Scenografia: Regina Graves. Fotografia: Vittorio Storaro. Montaggio: Alisa Lepselter. Interpreti: Kate Winslet, Jim Beluschi, Juno Temple, Justin Timberlake, Max Casella, Jack Gore, Robert C. Kirk, David Krumholtz, Tommy Nohilly, Tony Sirico, Steve Schirripa. Produttori: Letty Aronsor, Ron Chez. Distribuzione: Lucky Red. Origine: U.S.A., 2017.
Ginny ha sposato in seconde nozze Humpty che lavora nel Luna Park di Coney Island e gli ha portato in dote un figlio decenne con una spiccata tendenza per la piromania. Ginny è però insoddisfatta di quel matrimonio e trova nel bagnino Mickey un uomo colto che possa comprendere anche le sue velleità di attrice. Un giorno però arriva a sconvolgere i fragili equilibri Carolina, figlia di Humpty e fuggita dall'entourage del marito mafioso. Quando Mickey ne fa la conoscenza Ginny avverte l'imminenza di un pericolo.
Questa volta vi si installa direttamente facendosi dominare da quella Wonder Wheel che diventa simbolicamente la ruota delle vite dei suoi protagonisti. Dopo il raffinato e malinconico tuffo nella Hollywood degli studios di Café Society Woody si immerge nel dramma di piccole vite di uomini e donne che cercano di strappare alla quotidianità qualche momento di luce. Che sia quella di una battuta di pesca per Humpty, di una relazione da consumare sotto dei tramezzi di legno tra letteratura e teatro per Ginny o come possibilità di fuga e sopravvivenza a una scelta sbagliata per Carolina.
Una luce che Vittorio Storaro, alla sua seconda collaborazione con Allen, preleva dalla natura e trasferisce sui personaggi offrendo a Ginny le tinte rosseggianti del tramonto e a Carolina quelle del momento di passaggio verso la notte. Grazie poi al cromatismo delle diverse attrazioni del Luna Park, in più di un'occasione l'"autore della fotografia" accompagna i mutamenti del sentire con quella che lui chiama 'fisiologia del colore'. Ed è proprio grazie anche a queste scelte cromatiche che Allen chiarisce, per chi vuole intendere ovviamente, l'assunto di questa sua nuova opera che peraltro aveva già fatto dichiarare a Mickey. Stiamo assistendo a un film la cui sceneggiatura si è venuta sviluppando seguendo i canoni narrativi di un aspirante scrittore imbevuto della letteratura degli Anni Cinquanta.
Il lifeguard (che suona indubbiamente meglio che l'italiano 'bagnino') Mickey è anche uno studente della New York University ma qui si assume lo specifico ed esplicito ruolo del narratore. Siamo cioè davanti a uno dei film più teorici della più che vasta filmografia alleniana forse in modo meno evidente che in Stardust Memories ma con altrettanta progettualità. È da questo punto di partenza che vanno letti gli sviluppi di una vicenda che consente in particolare a Kate Winslet di recitare finalmente in un film di Allen (dopo aver declinato l'offerta di un ruolo in Match Point per motivi personali) offrendo a Ginny i tormenti di una protagonista dei drammi di Tennessee Williams o di Eugene O'Neill ma incapace di offrire ai suoi lampi di passione quelle fiammate che il figlio Richie non smette di provocare.
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