Regia: Max Lang, Jakob Schuh. Sceneggiatura: Julia Donaldson, Axel Scheffler. Fotografia: Ulli Hadding, Hubert Markl. Montaggio: Robin Sales. Musica: Renè Audry. Scenografia: Matthias Bauerle, Klaus Morschmeuser. Produttori: Polly Hill, Martin Pope. Distribuzione: Cineteca di Bologna. Origine: U.S.A., 2009.
Si tratta di due episodi il primo dei quali vede al centro un topino che, per salvarsi dalle aggressioni di una volpe, di un gufo e di un serpente si inventa l'amicizia con un essere mostruoso che chiama Gruffalò il quale, invece, esiste veramente. Nel secondo la figlia del Gruffalò vuole conoscere il Grande Topo Tremendo di cui le ha parlato il padre e si allontana dalla tana alla sua ricerca.
Pubblicato in Italia con il titolo "A spasso col mostro" il Gruffalò nasce nel 1999 come libro per bambini scritto da Julia Donaldson con le illustrazioni di Axel Scheffler.
Rivolti al pubblico dei più piccoli i due episodi hanno innanzitutto il pregio di essere in rime baciate come accadeva con Il Grinch. Narratrice è una mamma scoiattolo che racconta ai suoi piccoli la storia del topino così furbo da sfruttare due volte la figura del Gruffalò. Perché entrambi i film giocano sul doppio registro della meraviglia e della simulazione. La meraviglia perché il piccolo spettatore inizialmente 'vede' costruire pezzo per pezzo un essere mostruoso che si presume immaginario e che poi si presenta realmente. Meraviglia che poi gli consente un'identificazione, nel secondo episodio, con la piccola del Gruffalò che va alla ricerca del Grande Topo Tremendo.
Ed è proprio con il piccolo roditore che entra in gioco la doppia simulazione. Perché prima intimorirà i suoi aggressori decantando la pericolosità dell'amico mostro e poi, una volta incontratolo realmente, lo precederà nel cammino e sfrutterà la sua presenza fingendo di essere lui il motivo del timore dei predatori. Si conquisterà così, presso il Gruffalò, la fama di animale temibile. Tutto questo, e altro ancora, viene presentato grazie ad un'animazione dai toni delicati che non crea mai una vera paura. Anche perché il Gruffalò si presenta solo dopo che è stato descritto nei dettagli e ha comunque un aspetto simpatico che non può intimorire i più piccoli.
Si ritrovano infatti i personaggi dell'albo, visivamente riconoscibili e fedeli alle illustrazioni originali, la medesima cronologia di eventi, ed il piacere di veder trionfare il piccolo topolino sui suoi predatori.
La grande innovazione del film sta invece nell’introduzione di un narratore: la mamma scoiattolo racconta la storia dell’astuto topolino sfuggito alle grinfie di tutti i predatori, ivi compreso l’orrorifico mostro Gruffalò, per rassicurare i suoi piccoli a seguito di una brutta disavventura.
Come nella tradizione dei cantastorie, mamma scoiattolo inventa l’incredibile vicenda attingendo all’insieme delle proprie conoscenze riguardanti il bosco ed i suoi pericoli.
Gli scoiattoli (e di riflesso i piccoli spettatori) si identificano col topolino, che alla fine si dimostra essere il personaggio più coraggioso.
Impossibile non affezionarsi al roditore, tanto più se si guarda al modo di camminare, esitante come quello di un bambino, ai bizzarri e delicati movimenti o al gesto, tipicamente infantile, nel momento in cui si appresta a raccontare un
segreto.
In Gruffalò e la sua piccolina, l’attenzione si sposta sulle relazioni che intercorrono tra i personaggi a cominciare da quella tra papà e figlioletta. La struttura narrativa già nota permette di indagare più approfonditamente la sfera emotiva e le diverse sfaccettature della personalità degli animali protagonisti.
In entrambi i film la resa tridimensionale dei décor e la lenticolare cura per i dettagli rendono il bosco un organismo vivo, in continua mutazione.
Da sottolineare infine il ruolo centrale delle musiche composte da René Aubry: se ne Il Gruffalò ogni animale ha un suo temperamento musicale, un tema di volta in volta riconoscibile, in Gruffalò e la sua piccolina si può parlare di unità musicale costruita intorno alla figura della mostriciattola.
La trasposizione cinematografica de Il Gruffalò e Gruffalò e la sua piccolina, riesce nell'impresa di restare fedele al libro proponendo al contempo una storia "arricchita".
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