Regia: Alexandra Leclère. Sceneggiatura: Alexandra Leclère . Montaggio: Andrea Sedlàckovà, Florent Vassault. Fotografia: Jean-Marc Fabre. Musiche: Mat5hieu Lamboly. Scenografia: Lie Pèault. Interpreti: Didier Bourdon, Valérie Bonneton, Isabelle Carré, Hélène Vincent, Laurent Stocker, Michel Vuillermoz, Jackie Berroyer. Produttore: Philippe Godeau. Distribuzione: Officine Ubu. Origine: Francia, 2017.
"Un marito a metà" è una commedia contemporanea di Alexandra Leclère che segue le vicende di Jean, sposato da 15 anni con Sandrine, che tradisce con Virginie. La doppia vita dell'uomo finisce quando la moglie, che lo scopre, dopo l'iniziale shock, decide di incontrare la sua rivale e le propone un quanto mai insolito accordo: l'affido condiviso del marito a settimane alterne. Contro ogni aspettativa Virginie accetta la proposta, così Jean si ritrova in un singolare triangolo amoroso, e con uno stile di vita completamente nuovo. Inizialmente la situazione sembra un sogno per l'uomo, ma con il passare delle settimane e l'acuirsi della rivalità e gelosia delle due donne, si trasforma in un incubo, con delle conseguenze imprevedibili.
"Un marito a metà" porta sul grande schermo la storia di un tradimento scoperto tramite degli sms, che è una situazione diventata, ormai frequente. Quello che sorprende della pellicola sono le conseguenze dell'adulterio. Quella di "Un marito a metà" è una trama fuori dal comune, che affronta una tematica delicata con "leggerezza". Alcuni personaggi vicini alla coppia non danno peso all'accaduto, anzi: "pensavo fosse successo qualcosa di grave", dice uno di loro, quando Sandrine si confida. Il personaggio di Jean, interpretato brillantemente da Didier Bourdon, è un uomo molto debole, che si fa comandare "a bacchetta" dalle sue donne, e da carnefice diventa vittima delle sue stesse azioni, la situazione, insomma, gli si ritorce contro in tutti i sensi: il suo senso di colpa, verso entrambe, lo porta a sottomettersi al loro volere.
La pellicola mette in scena una grande ambiguità, a cominciare dall'assurdo accordo di affidamento congiunto. Lo spettatore è portato fuori strada, fino al punto che potrebbe domandarsi se Sandrine (Valérie Bonneton) non sia veramente impazzita. Sandrine da povera incompresa e ingenua, si trasforma in una donna tenace e a tratti crudele, rendendo le sue azioni del tutto imprevedibili.
Il personaggio più bizzarro è sicuramente la madre di Sandrine (Hélène Vincent) che aiuta la figlia a vivere la situazione con filosofia e con un punto di vista sull'adulterio che appartiene a un'altra generazione, di accettazione silenziosa e rassegnata.
"Un marito a metà" mostra un grande senso dell'umorismo, non vuole dare lezioni sulla vita o nello specifico sul matrimonio, ma sottolineare che nessuna azione rimane "impunita".
Alla fine a vincere sono le donne, che, potenzialmente, nei primi minuti del film appaiono come le vittime ma si rivelano essere il vero motore nel destino di un uomo, che se in un primo momento, il pubblico non può fare a meno di odiare, con lo svolgersi degli eventi, compatirà.
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