Regia: Emanuele Imbucci. Sceneggiatura: Sara Mosetti, Emanuele Imbucci, Tommaso Strinati. Fotografia: Maurizio Calvesi. Montaggio: Sara Zaverise. Musiche: Matteo Curullo. Scenografia: Francesco Frigeri. Costumi: Maurizio Millenotti. Interpreti: Enrico Lo Verso, Ivano Marescotti. Produttori: Francesco Invernizzi, Roberto Andreucci. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Italia, 2018.
Michelangelo Buonarroti, prossimo alla fine della propria vita, ne ripercorre le tappe, dall'infanzia ai primi capolavori, dalle rivalità con i grandi artisti del suo tempo ai rapporti conflittuali con le autorità politiche e religiose dell'epoca. A contestualizzare storicamente il suo racconto è Giorgio Vasari, autore di "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori", che narra di Michelangelo le imprese titaniche e le opere gigantesche, la volontà di separare la luce dalle tenebre e di rendere tridimensionale la pittura, la visionarietà architettonica e il gusto per il non finito. Michelangelo - Infinito va ad aggiungersi a Caravaggio - L'anima e il sangue e a Raffaello - Il principe delle arti in quel nuovo filone che racconta al pubblico contemporaneo i grandi artisti del passato italiano. Il segmento dedicato alla vita e delle opere di Michelangelo è realizzato con estrema cura tanto dell'immagine quanto della narrazione, mettendo insieme un dream team che, oltre alle competenze, unisce le generazioni: il regista Emanuele Imbucci, già second unit per Raffaello: Il principe delle arti, così come i coautori Sara Mosetti e Tommaso Strinati (figlio di Claudio) e la montatrice Sara Zavarise appartengono infatti alla generazione under 40, ma alle loro spalle c'è la maestria tecnica di chi ha almeno vent'anni di esperienza in più: il direttore della fotografia Maurizio Calvesi, amato da Faenza, Ozpetek e Andò; lo scenografo Francesco Frigeri, che di recente ha firmato sia Raffaello: Il principe delle arti che la serie I Medici; il costumista Maurizio Millenotti,candidato all'Oscar per Otello Amleto di Franco Zeffirelli.
La produzione, SKY con Magnitudo Film, è la stessa di Caravaggio - L'anima e il sangue, e qui collabora con i Musei Vaticani e Vatican Media: il che rende ancora più meritevole che in sceneggiatura non si ignorino né l'omosessualità di Michelangelo, né i suoi attriti con la Chiesa all'epoca della Riforma Protestante. La sceneggiatura, basata sulle "Vite" del Vasari, fa un ottimo lavoro di modernizzazione di un linguaggio antico ma ancora assai efficace, e intesse citazioni letterarie (molte dalla Divina Commedia) inframmezzando osservazioni pregne di significato per la contemporaneità. Calvesi percorre le pieghe dei drappeggi michelangioleschi e segue con la luce il tracciato inciso nel marmo dallo scalpello di quell'artista che voleva liberare la vita dalla materia muta e spogliarla di tutto ciò che la opprimeva. Frigeri crea uno spazio metafisico all'interno delle Cave di Marmo di Carrara (e nel Teatro 8 di Cinecittà) in cui Michelangelo si confronta con le immagini computerizzate delle sue più grandi opere (ottimo anche il lavoro della squadra addetta agli effetti digitali).
Le riprese di Emanuele Imbucci sono effettuate in ultra definizione (4K HDR) e consentono un'esperienza immersiva: lo spettatore proverà la sensazione fisica di entrare nella Cappella Sistina per osservare da vicino i dettagli del Giudizio Universale, o di accarezzare con mano i muscoli del David e le falde del mantello della Vergine nella Pietà. Enrico Lo Verso nei panni di Michelangelo ha il volto giusto, scolpito dalla luce di Calvesi, e Ivano Marescotti nei panni del Vasari enuncia con consumata abilità teatrale i racconti della "Vita di Michelagnolo Buonarroti fiorentino pittore, scultore et architetto", resa più accessibile ed essenziale dal lavoro degli sceneggiatori. E le musiche originali, composte e orchestrate da Matteo Curallo, sostengono il pathos e l'emozione della scoperta non solo dei capolavori di Michelangelo, ma anche di molte sue opere meno conosciute.
È proprio la capacità di illuminare gli aspetti meno noti della vita e dell'opera di Buonarroti in tono divulgativo ma non didascalico il contributo più prezioso di questo insigne documentario artistico, nel solco degli "sceneggiati culturali" prodotti dalla Rai negli anni Sessanta e Settanta come "Le Vite" volute da Angelo Guglielmi e il "Leonardo da Vinci" di Renato Castellani, per educare gli spettatori alla Storia dell'Arte italiana - come dovrebbe fare il servizio pubblico.
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