Regia: Emanuele Scaringi. Sceneggiatura: Oscar Glioti, Pietro Martinelli, Valerio Mastandrea, Michele Rech. Montaggio: Roberto Di Ianna. Fotografia: Gherardo Gossi. Musiche: Giorgio Ciampà. Scenografia: Mauro Vanzati. Interpreti: Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante. Produttori: Domenico Procacci, Laura Paulucci. Distribuzione: Fandango. Origine: Italia, 2018.
Zero ha ventisette anni e il talento per il disegno. La sua vita sociale si limita a Secco con cui condivide l'entusiasmo per la geek culture. Ma la sua vera passione è Camille, il suo amore di sempre traslocato a Tolosa. Camille che ama e che adesso l'anoressia ha vinto. Cercando dentro di sé le parole per dire il suo lutto, Zero oscilla tra nostalgia e proiezioni 'corazzate'. In conflitto perenne con se stesso, la sua voce interiore ha il corpo placcato di un armadillo, presenza rassicurante che lo accompagna permanentemente. Tra Rebibbia e Roma Nord, passando per il temibile centro, Zero si imbarca in un'avventura splenica e comica, specchio di un'intera generazione. Adattamento del fumetto omonimo, già cult e stampato a colori per Bao Publishing, La profezia dell'armadillo è un'intensa seduta psicanalitica che emancipa il suo protagonista dalla striscia e lo incarna sulla scena e davanti al confidente immaginario che dona il nome al titolo. Apparizione farfugliante che personifica la sua coscienza, l'armadillo di Valerio Aprea declina il côté indolente e menefreghista dell'antieroe, un ragazzo 2.0 che usa la cultura pop per attraversare indenne il mondo. Un territorio che si dispiega tra un nord e un sud ideali tra cui Zero fa la spola prima di ritornare alla sua heimat, un quartiere di cui il mammut favoleggiato è la primitiva allegoria.
Sposando una rappresentazione realistica che non deraglia mai dai suoi binari, il regista dirige una storia globalmente triste che non cede mai al pathos e segue un arco narrativo classico, si appoggia sulle spalle dei suoi giovani attori e strizza l'occhio al cinema di culto tra citazioni e sfide cinefile. Zero ha il volto fresco di Simone Liberati a cui serve la replica il Secco eccitabile e scriteriato di Pietro Castellitto. La profezia dell'armadillo debutta con l'irruzione del tragico nel quotidiano ma non fa di quel lutto prematuro la questione centrale del suo racconto. Scaringi sceglie di aggirare il soggetto, trattandolo in filigrana e conducendo i suoi personaggi altrove. Traslocandoli lungo i quartieri di Roma, giocando sui contrasti tra i ricordi dolorosi e una stagione della vita dove tutto sembra leggero, il regista soffonde il film di una profonda malinconia, scrutando nel profondo le ripercussioni del lutto sul protagonista.
Commedia di erranza, che rilegge al cinema la poesia urbana e le storie autobiografiche di Zerocalcare, La profezia dell'armadillo descrive con ironia lieve la vita e le questioni esistenziali, l'attualità e i conflitti intergenerazionali, risvegliando nello spettatore tutti quei piccoli momenti che non torneranno ma di cui ci ricorderemo sempre. Pieno di una naïvité e un'innocenza che toccano il cuore, ci sorprendiamo alla fine a ridere soli. Soli con la nostra coscienza animale.
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