Avete mai pensato di incontrare la Madonna? Sì, la madre di Gesù con tanto di velo azzurro, il volto angelico e lo sguardo penetrante che vi parla in Aramaico antico. La ascoltereste o fuggireste a gambe levate? A Lucia (Alba Rohrwacher) geometra precaria ma intraprendente, dalla vita di provincia complicata e una figlia adolescente da mantenere (Rosa Vannucci), la Vergine Maria (Hadas Yaron) appare davvero, scompaginando la sua routine e mettendola in profonda crisi esistenziale.
Forse è un’allucinazione dovuta alla troppa stanchezza ma la puntigliosa donna, precisa fino allo sfinimento eppure scombinata, con un fidanzato affettuoso (Elio Germano) con cui è gioiosamente in crisi, incontra questo spirito celeste non in sogno ma in un terreno in aperta campagna, mentre prende le visure catastali per un complesso di nuova costruzione che potrebbe finalmente migliorare l’economia dell’intero paesino di provincia in cui vive.
Dopo averla ignorata per giorni, convinta di essere momentaneamente impazzita, inizia a discutere con lei in modo vivace, colpita dalla richiesta di salvare quel luogo incontaminato per costruirci, invece, una chiesa. Tra crisi di coscienza e molte certezze che, poco a poco, si sciolgono come neve al sole, Lucia fa una straordinaria scoperta che cambierà la sua esistenza e quella di chi le sta accanto. Il regista Gianni Zanasi ci ha abituato a commedie lievi ma mai superficiali in cui disegna in modo delicato e umoristico le inquietudini famigliari e il sotterraneo malessere di vite che non trovano una via di uscita e che non riescono mai davvero a decollare.
Dal pungente Non pensarci (2007) con Valerio Mastrandrea nel ruolo di un adulto a metà che deve rinunciare alle velleità da rockstar di provincia, facendo i conti con la realtà da perdente al cinismo di La felicità è un sistema complesso (2015), in cui l’attore romano tenta di smarcarsi dall’infanzia complicata e da una pesante eredità paterna.In Troppa grazia, al centro del racconto non ci sono i sogni infranti o un passato che tormenta e condiziona ma l’incontro con lo straordinario, un ultraterreno che appare assai anacronistico in una società che ha perso il contatto con il fantastico, con l’indecifrabile che non è possibile spiegare con la sola forza della ragione e della logica del visibile. Non è un caso che questo messaggio spirituale sia tutto al femminile, un’illuminazione confusa ma impossibile da ignorare che arriva dall’immagine materna per eccellenza – santa, certo, ma in carne ed ossa - a un’altra madre.
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