Regia e sceneggiatura: Peter Hedges. Fotografia: Stuart Dryburgh. Montaggio: Ian Blume. Scenografia: Chryss Hionis. Interpreti: Julia Roberts, Lucas Hedges, Courtney B.Vance, Kathryn Newton, Rachel Bay Jones, David Zaldivar, Alexandra Park, Michael Esper, Tim Guinee, Myra Lucretia Taylor. Produttori: Nina Jacobson, Brad Simpson. Distribuzione: Notorius Pictures.
Origine: U.S.A., 2018.
Quando, la vigilia di Natale, Holly Burns si ritrova davanti, nel giardino di casa, suo figlio maggiore Ben, non sa se quello sta per diventare il giorno più felice della sua vita o il più infelice. I due figli più piccoli, nati dal secondo matrimonio di Holly con Neal, esplodono in gridolini di felicità. Ivy, invece, la sorella più grande, è esitante. Perché Ben ha cambiato i piani? Davvero il suo sponsor gli ha consigliato di passare il Natale a casa? Davvero sono 77 giorni che non si droga? Di sicuro sua madre vuole crederci e Ben sembra disposto ad essere messo alla prova.
Quando due bravi attori duettano sullo schermo come fanno qui Julia Roberts e Lucas Hedges, quando la sceneggiatura è ben scritta, il cast di supporto è realmente tale e la tensione cresce man mano che il film si dirige verso la sua conclusione, lo spettacolo è gradito, anche quando non si tratta di un capolavoro.
È il caso di Ben is back, in cui Peter Hedges, padre del coprotagonista, dirige la storia di una moderna madre coraggio, che di errori ne ha già commessi troppi e di delusioni ne ha già subite abbastanza, tanto da dirsi pronta a scavare la fossa al figlio, ma in verità si aggrappa con le unghie alla speranza di potersi fidarsi di lui.
È un bel personaggio, che sarebbe stato bene addosso anche a Frances McDormand (ma avrebbe dato vita ad un film molto differente), che la Roberts ammanta della dolcezza che le appartiene senza sminuirne la forza e l'ampio registro interpretativo (non male quando la signora Burns, ai tavolini di una caffetteria del centro commerciale, si toglie il sassolino dalla scarpa e dice quel che ha da dire al vecchio dottore di famiglia).
Lucas Hedges è persino eccessivamente temperato nel suo tenere il controllo della fragilità di Ben: non dà quasi mai in escandescenza e quando si mortifica lo fa sinceramente e mai in una logica, probabilmente più verosimile, di vittimismo o nichilismo, ma ciò contribuisce a tenere il film al riparo dalla tentazione del melodramma, almeno fino agli ultimissimi minuti.
Il salvataggio del cagnolino può apparire pretestuoso o meno, ma porta il film, dopo un lungo preambolo, nella sua regione più interessante, quel viaggio notturno di madre e figlio durante il quale la città di ogni giorno cambia fisionomia, rivela il marcio e le ferite, inghiotte i due coraggiosi nel suo ventre in attesa di condannarli o restituirli a nuova vita
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