Regia: Gilles de Maistre. Sceneggiatura: William Davies, Jean Paul Husson, Gilles de Maistre, Prune de Maistre. Fotografia: Brendan Barnes. Montaggio: Julien Rey. Interpreti: Daniah De Villiers, Mélanie Laurent, Langley Kirkwood, Ryan Mac Lennan, Lionel Newton, Lillian Dube, Brandon Auret, Tessa Jubber. Produttori: Rein Hard Brundig, Jacques Perrin. Distribuzione: Eagle Pictures. Origine: Francia 2018.
Costretta a trasferirsi dall'Inghilterra al Sudafrica per seguire il lavoro del padre John, zoologo, Mia è una bambina insofferente e ribelle. Qualcosa però cambia quando, durante il primo Natale trascorso lontana da Londra, nell'allevamento di John nasce Charlie, un raro esemplare di leone bianco. Tra Mia e Charlie nasce subito un'amicizia fortissima che causa non poche preoccupazioni ai genitori della ragazza, convinti che il leone, una volta adulto, non saprà controllare i propri istinti predatori. Le cose si complicano ulteriormente quando Mia, insieme a suo fratello Mick, scopre un segreto sull'allevamento che i due bambini non avrebbero mai potuto immaginare.
Il film è adatto a due categorie di spettatori: le famiglie con bambini e gli adoratori irrazionali di cuccioli e animali in tenera età. Per i primi, il film di Gilles De Maistre è esattamente ciò che promette il trailer. Un lungo spot sui colori dell'Africa - location mozzafiato, parchi che si perdono all'orizzonte, cieli infiniti - popolato di tutti gli animali che i bambini degli altri continenti sono abituati a vedere allo zoo, o negli album di figurine: qualche zebra, tante giraffe, una bella sequenza con gli elefanti, un lemure protagonista delle scene slapstick che faranno morire dal ridere i più piccoli (un po'meno gli adulti) e poi, naturalmente, i leoni.
È un film, di fatto, tagliato a misura di bambino. La trama scorre via con un rapporto causa-effetto tra gli eventi praticamente immediato: Mia ha un problema, qualcuno ci fa notare che Mia ha un problema (di solito è l'altrimenti inconsistente personaggio di Mélanie Laurent), ecco che il problema si manifesta (spesso grazie a Brandon Auret, il villain Dirk), per risolversi poco dopo. Non è il tipo di film, insomma, da cui aspettarsi colpi di scena o sorprendenti trovate narrative. Di sorprendente c'è, ed è su questo che si concentra l'attenzione dello spettatore adulto, il rapporto che Richardson e la sua equipe hanno saputo creare tra Mia, la rivelazione sudafricana Daniah De Villiers, e il leone bianco cresciuto insieme a lei nei tre anni di lavorazione. Il legame tra i due - definitivamente pericoloso, nelle scene di conflitto come in quelle d'affetto, considerato che un leone adulto può pesare fino a 190 chili - è autentico, realistico e ben filmato, vero cuore di un progetto nato dall'idea di uno zoologo (Richardson) e di un appassionato di leoni (De Maistre).
Figlio della passione animalista dei suoi realizzatori ed esplicitamente schierato contro la caccia e il contrabbando delle bestie selvatiche, il film indugia il più a lungo possibile sui corpi, il manto, le pieghette, le zampine, le buffe code dei felini, con un voyeurismo pet che tocca i vertici più alti quando i leoni sono ancora cuccioli.
Si potrebbe, in sostanza, ridurre Mia e il leone bianco a una sorta di lungo video di ubergattini, di fronte al quale palpitare d'amore e prodursi in gridolini di tenerezza: un viaggio tra cuccioli d'uomo e d'animale senza altre pretese che quella di farci staccare la spina, sognando un mondo in cui anche il più temibile dei predatori si lasci amabilmente addomesticare
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