Regia e Sceneggiatura: Valerio Mieli. Fotografia: Daria D’Antonio. Montaggio: Desideria Rayner.
Interpreti: Luca Marinelli, Linda Caridi, Giovanni Anzaldo, Camilla Diana. Produttori: Angelo Barbagallo, Laura Briand. Distribuzione: Bim Distribuzione. Origine: Italia. 2018.
Non è certo la prima volta che il tema della memoria è al centro di un film, ma mai — mi sembra — con questa centralità. In Ricordi? di Valerio Mieli, «protagonista» del film è proprio il meccanismo stesso della rimembranza, la sua influenza e la sua centralità nell’influenzare e guidare i comportamenti delle persone, un lui e una lei (Luca Marinelli e Linda Caridi) di cui seguiamo una parte della vita attraverso i meccanismi intrecciati delle loro memorie.
I due si incontrano a Ponza, dove sono in vacanza. Si innamorano e dopo un po’ decidono di andare a vivere insieme, nella casa dove lui era vissuto con i genitori, ma il loro legame entra in crisi per la troppo evidente differenza di carattere (lei solare e vitale, lui cupo e malinconico), tanto che le loro strade a un certo momento si dividono. Se per sempre o no lo svelerà il film. Una storia d’amore come tante, di cui potremmo aspettarci di conoscere le peripezie e le svolte ma che Mieli (autore anche della sceneggiatura) filtra attraverso i meccanismi della memoria di entrambi. Che naturalmente non coincidono e finiscono ben presto per costruire due storie parallele ma non coincidenti.
In questo modo, più che i due fidanzati, al centro del film c’è proprio il meccanismo del ricordo, le sue sfumature, le sue piccole e grandi varianti, le confusioni e le «trappole» che la memoria può mettere in atto. E che nel film prendono forma con un continuo cambio di coordinate geografiche e temporali perché la memoria non segue i percorsi lineari della razionalità ma si apre a improvvise deviazioni e biforcazioni e ripiegamenti. E poi perché in gioco non c’è solo la memoria di un personaggio ma di entrambi. Lui che torna indietro fino all’adolescenza e al primo innamoramento per una ragazza coi capelli rossi (Camilla Diana) finendo per confondere le linee temporali che si accavallano e si intrecciano; lei invece tesa a cogliere la magia di ogni attimo, a riempirsi gli occhi (e la memoria) di una totalità che non vuole sprecare.
Forse ci si potrebbe interrogare se davvero la memoria lavora come ce la mostra Mieli, a volte riducendo i ricordi a flashback di pochi secondi o se la mente umana ha bisogno di un tempo maggiore per confrontarsi con la materia dei propri ripensamenti.
Ma per fortuna un film (e questo in particolare) non vuole porsi come un trattato dotato di qualche scientificità ma piuttosto come una specie di scommessa sulla forza del cinema di scavare dentro la mente delle persone e dar così una forma possibile al modo in cui il passato plasma e influenza il presente. Un percorso già sfiorato con il suo film precedente, Dieci inverni, dove era piuttosto lo scorrere del tempo al centro della messa in scena, ma che qui diventa l’oggetto stesso della narrazione. Non con i compiacimenti autoriali da nouveau roman di L’anno scorso a Marienbad (dove la vera protagonista era l’eterno presente della coscienza) ma piuttosto — per cercare sempre la medesima possibile progenitura: Alain Resnais — con la forza dei contrasti e della passione di Hiroshima mon amour.
A voler essere fiscali si può discutere qualche eccesso di poeticismo (come la scena delle meduse nel lago) e anche qualche compiacimento narrativo di troppo (soprattutto nei ricordi sulle rispettive famiglie, tenuti insieme da una passione capace di superare le sbandate quella di lei, divorata da una gelosia devastante quella di lui), ma raramente si è visto un film italiano recente avere tanta voglia di sperimentare e tanto coraggio nel cercare strade non battute, offrendo alla montatrice (Desideria Rayner) e alla direttrice della fotografia (Daria D’Antonio) tanta libertà e fiducia. Senza dimenticare il ruolo dei due attori, sulle cui spalle regge gran parte dell’operazione. E se di Luca Marinelli conosciamo da tempo la straordinaria duttilità e bravura, tanto che a ogni sua bella prova come questa non ci si stupisce più, si resta davvero ammirati dalla giovane Linda Caridi, già sorprendente interprete di Antonia Pozzi nel film di Cito Filomarino: in Ricordi?rivela una maturità da grande attrice.
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