Regia: Nadine Labaki Sceneggiatura: Nadine Labaki, Jihad Hojeily. Fotografia: Christopher Aoun. Montaggio: Kostantin Bock, Laure Gardette. Musica: Khaled Mouzanar.
Interpreti: Zain Alrafeea, Yordanos Shifera, Boluwatife Treasure Bankole, Kawthar Al Haddad, Fadi Youssef. Produttore: Danny Glover. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Libano-USA. 2019.
Ruth Bader Ginsburg è stata una delle pochissime donne ammesse alla facoltà di giurisprudenza ad Harvard alla fine degli anni Cinquanta. Si è poi laureata anche alla Columbia, quando era già madre e moglie di Martin D. Ginsburg, destinato a diventare un importante avvocato tributarista. A fine carriera scolastica, però, nella New York dei mille studi legali, faticò a trovare lavoro, in quanto donna in un mondo di uomini, e in seguito lottò con determinazione più unica che rara in moltissimi processi per discriminazione sulla base del genere. Naturalmente la Ginsburg non fu la prima persona a tentare di porre rimedio a quello stato di cose, ma fu colei che si rivelò la persona giusta al momento giusto. Che lo si chiami "ésprit du temps", riferendosi al mutamento delle pratiche e delle rappresentazioni collettive e al nascere e fiorire di una ricerca individuale di autorealizzazione, o che lo si definisca, come nel film, "the weather of the era", non c'è dubbio che le istituzioni siano spesso in grave ritardo sulla prassi sociale e culturale e ci siano momenti della Storia in cui questo gap grida vendetta. Non c'è dubbio, nemmeno, che Una giusta causa si ponga volontariamente in dialogo con il tempo attuale, in cui nell'agenda politica degli stati occidentali figura, ad esempio, il tema della parità salariale tra uomini e donne, e in cui i partiti reazionari rimettono un po' ovunque in discussione una serie di diritti che parevano acquisiti una volta per tutti.
La sceneggiatura del biopic sulla Bader Ginsburg è firmata dal nipote, Daniel Stiepleman, e racconta la prima occasione in cui il futuro giudice della Corte Suprema, ancora alle prime armi, intravide un escamotage per cui, difendendo il diritto di un maschio, avrebbe potuto far sì che la giustizia americana puntasse il riflettore sulle troppe leggi che penalizzavano le donne.
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