Regia: Chad Stahelski Sceneggiatura: Derek Kolstad. Fotografia: Dan Laustsen. Montaggio: Evan Schiff. Musica: Tyler Bates. Scenografie: Letizia Santucci. Costumi: Luca Mosca.
Interpreti: Keanu Reeves, Halle Berry, Ian McShane, Laurence Fishburne, Anjelica Huston, Jerome Flyn, Jason Mantzoukas, Asia Kate Dillon, Robin Lord Taylor, Lance Reddick.. Produttore: Basil Iwanyk. Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: USA. 2019.
John Wick, killer infallibile ritiratosi dal "mestiere" ma tornato forzatamente a uccidere, è stato scomunicato dall'Alta Tavola, consesso internazionale di assassini. Sulla sua testa pende una taglia da 15 milioni di dollari, che attira l'attenzione di tutti i peggiori individui in circolazione. Talmente perfetto per un comic book - stilizzato, cool, ricco di motivi ricorrenti a cui legarsi in maniera feticista - da non essere tratto da un comic book (ma ne ha ispirato uno, nel 2017). Perché è questo il segreto di John Wick: richiama alla mente molto di quel che abbiamo visto ed esperito, ore e ore di visioni e letture che hanno formato il nostro immaginario, ma riesce a essere abbastanza sfrontato e diretto da crearne uno nuovo di zecca, postmodernissimo e generato dal sincretismo di tutto ciò.
All'insegna del louder, faster, bigger John Wick 3, forse inevitabilmente, non poteva che garantire di più di tutto. Con mirabile dedizione alla causa, Chad Stahelski mette da parte ogni velleità residua di svolte inattese e mutamenti stilistici.
L'incredibile è che, nonostante un body count da record (siamo sicuramente oltre il centinaio di vittime) e alcuni eccessi pretestuosi, non si riesca a voler male al personaggio interpretato da Keanu Reeves. Merito di un attore da sempre sottovalutato (e che a 54 anni sfoggia una forma fisica micidiale) e del lavoro carsico compiuto sull'immaginario collettivo (e costantemente richiamato dalla dominante in nero e da Lawrence Fishburne) da Matrix, rimasto icona di una generazione nonostante i debolissimi sequel.
John Wick non assomiglia affatto a Neo, ma la prima reazione delle nostre sinapsi è quella di associarlo a lui. E di volergli un po' di bene. Sul piano dei contenuti John Wick 3 dà il suo meglio nei duelli tra Reeves e Mark Dacascos, o quando coinvolge il silat di Yayan Ruhian (già in The Raid); o ancora in un museo di armi risalenti al vecchio West, quando Wick diventa sceriffo, bounty killer e beccamorto in una sola persona. Prima di salire su un cavallo e galoppare tra le strade di New York.
Suggestiva, ma non del tutto compiuta, la volontà di richiamare la medievale Setta degli Assassini di Hasan ibn al-Sabbah grazie alla sequenza nel deserto del Sahara. Ma il vero senso della serie, oggi, forse sta nella disperata richiesta di privacy e di normalità di Wick, celata sotto la coltre di polvere da sparo. In fondo non fa che sfuggire al destino ineluttabile di una società invasiva, che gli ha appiccicato un'etichetta e non intende consentirgli di rimuoverla. In fondo tutti noi, quando esasperati, siamo un po' John Wick, no?
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