Regia: Claudio Bonivento Sceneggiatura: Federica Angeli, Domitilla Di Pietro. Fotografia: Maurizio Dell’Orco. Montaggio: Roberto Siciliano. Scenografie: Federica Di Stefano. Costumi: Agata Cannizzaro.
Interpreti: Claudia Gerini, Francesco Pannofino, Maurizio Mattioli, Rodolfo Laganà, Nini Salerno, Francesco Venditti, Mirko Frezza, Gaetano Amato, Emanuela Fanelli. Produttore: Andrea Di Nardo, Domitilla Di Pietro. Distribuzione: Eagle. Origine: Italia. 2019.
Federica Angeli è una giornalista di cronaca del quotidiano la Repubblica. Nata e cresciuta ad Ostia, non ne può più di assistere ai soprusi che la mafia locale, capitanata dalla famiglia Costa, infligge ai suoi concittadini, e decide di applicare la sua competenza in materia di giornalismo d'inchiesta ad un'indagine sulla criminalità organizzata lungo il litorale romano. Le minacce non tardano ad arrivare, a Federica come alla sua famiglia: il marito Massimo, i tre figli, la sorella, la madre. La giornalista viene messa sotto scorta e la sua vita si trasforma: lei che era abituata alla libertà e all'indipendenza si ritrova a dover rispondere di ogni suo movimento e a dover temere gli attacchi dei Costa e dei loro affiliati. La sceneggiatura, firmata da Domitilla Shaula Di Pietro e dalla stessa Angeli, si basa sull'autobiografia della giornalista che porta il titolo del film, e racconta una storia necessaria: quella di una persona cui senso civico e deontologia professionale hanno impedito di girare la testa dall'altra parte, anche quando le conseguenze sono diventate pesantissime per sé e i suoi affetti. Un esempio di ordinario eroismo in un'Italia abbandonata dalle istituzioni: uno dei pregi del film è infatti quello di sottolineare esplicitamente l'inadempienza dello Stato, che procura una scorta solo a Federica ma lascia "scoperti" i suoi famigliari, e del giornalismo, con il direttore di Repubblica che toglie ad Angeli l'inchiesta su Ostia "per proteggerla".
Claudia Gerini è l'interprete perfetta per il ruolo di Federica Angeli, sia per una certa somiglianza fisica e una simile provenienza geografica, sia perché incarna un femminile combattivo e allo stesso tempo morbidamente materno, una sensualità muliebre abbinata ad una volontà di ferro e a una determinazione inarrestabile.
La storia poggia interamente sulle sue spalle solide, e le tante sfumature della personalità della giornalista coraggiosa si susseguono sul viso dell'attrice, sempre in primo piano.
Almeno una scena di A mano disarmata è particolarmente preziosa, e dà la misura di ciò che il film avrebbe potuto essere: quella dell'attacco di panico della protagonista alla notizia di dover vivere sotto scorta. Tanto Gerini quanto Bonivento riescono a descrivere in modo palpabile e immediato il passaggio repentino dalla sorpresa alla consapevolezza alla claustrofobia, facendoci provare sulla nostra pelle il portato emotivo dell'esperienza di Federica Angeli. E la telefonata alla madre, invece che biecamente strappalacrime, è genuinamente straziante.
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