Regia: Felix Van Groeningen Sceneggiatura: David e Nic Sheff. Fotografia: Ruben Impens. Scenografie: Ethan Tobman. Costumi: Emma Potter.
Interpreti: Steve Carell, Tomothée Chalamet, Maura Tierney, Christian Convery, Oakley Bull, Kaitlyn Dever, Stefanie Scott..
Produttore: Brad Pitt, Dede Gardner. Distribuzione: 01 Distribution. Origine: USA. 2018.
Nick Shelf è un bellissimo ragazzo. Lo è sempre stato, fin da bambino. Il bellissimo ragazzo del suo papà. Buono, bravo, intelligente. Cresciuto con amore dal padre giornalista e dalla sua seconda moglie, Karen, artista, che ha dato a Nick due bellissimi fratelli. Da adolescente, comincia a sperimentare qualche droga, la sua preferita è la metanfetamina, ma in mancanza va bene anche l'eroina, anche in vena. Nick vorrebbe venirne fuori, ma non ci riesce: si pente, chiede aiuto, si disintossica e ci ricade. Il resto è la storia di un calvario che investe tutta la famiglia e in particolar modo quel padre che farebbe qualsiasi cosa per poterlo aiutare. Steve Carell e Timothée Chalamet prestano la loro notorietà e la loro bravura per dire al mondo che capita anche nelle migliori famiglie e che certe volte l'amore non è abbastanza. Se la parte più emotivamente impegnativa da sostenere è quella di Carell, la responsabilità più grande è invece nelle mani di Chalamet, giovane divo dal grande seguito, che non deve correre il rischio di infondere il suo fascino al personaggio e per questo si muove su un range interpretativo estremamente trattenuto, liberando il sorriso solo nelle scene giuste, perché la speranza è tra gli argomenti del film, anche se siede nella fila degli imputati.
Beautiful Boy è dunque soprattutto un film di attori e di sentimenti, concepito in maniera classica e realistica, a volte fin troppo calcolata e prudente, come il viaggio di presa di coscienza di un padre della propria impotenza, ad un passo dal rischio di perdere anche gli altri figli, perché a sua volta divorato dal faro di una missione quasi impossibile. La disperazione di padre e figlio procede su binari paralleli, per questo ogni incontro è destinato al fallimento, ma il film di Felix Van Groeningen lavora con cura per non attribuire colpe, o quanto meno per distribuirle in egual misura, annullando il senso di tale la ricerca.
Perché Nick fa quello che fa? Perché ha un genitore emotivo, che gli ha fatto più da madre che da padre, e da cuscinetto d'atterraggio? Per il peso delle aspettative di cui si sente investito? Per trovare se stesso? La verità è che quel "perché?" è irraggiungibile, è nel vuoto che Nick vorrebbe riempire di antidolorifico per non sentirlo, e che nemmeno un film, per quanto armato di ottime intenzioni, può forse raccontare in maniera esaustiva. Ma può servire a mostrare gli effetti che ha.
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