Regia: Josh Cooley. Sceneggiatura: Rashida Jones, John Lasseter. Musica: Randy Newman. Produttore: Galyn Susman. Distribuzione: Walt Dosney. USA. 2017.
L'arrivo di Forky, una forchetta riadattata a giocattolo, nella cameretta di Bonnie dove vivono Woody, Buzz Lighyear e i loro amici, dà il via a un'avventura che porterà ancora una volta i protagonisti fuori dal loro mondo. Il giocattolo da ritrovare e salvare è la pastorella Bo Peep, vecchia fiamma di Woody. L'attesa è finita: Toy Story 4 è finalmente pronto, uscirà il 21 giugno prossimo negli Stati Uniti e in Inghilterra e la settimana successiva in tutto il mondo.
Dal lontano novembre 2014, quando Walt Disney e Pixar confermarono ufficialmente che il quarto episodio della saga sarebbe stato distribuito nel giugno 2016, continui incidenti di percorso hanno infatti spinto ogni volta in avanti l'uscita. Prima le voci di corridoio che già si susseguivano fin dal 2010, anno di Toy Story 3 - La grande fuga; poi l'annuncio della regia di John Lasseter, su un soggetto firmato da lui stesso, Pete Docter, Andrew Stanton e Lee Unkrich; poi lo slittamento al giugno 2018 per far posto a Cars 3 e infine l'annuncio dell'uscita nell'estate 2019, anche qui per far posto a un film più avanti nella produzione (Gli incredibili 2).
Nel frattempo, il doppiatore di Mr Potato, il comico Don Rickles, è scomparso; Lassetter, travolto dall'accusa di comportamenti poco adeguati coi dipendenti, ha lasciato la regia (affidata a Josh Cooley, già co-sceneggiatore e direttore delle animazioni per Inside Out) e annunciato l'ipotesi di un addio alla Pixar; gli sceneggiatori Rashida Jones e Will McCormack hanno abbandonato il progetto per divergenze con la Disney, sostituiti da Stephany Folsom... Una lavorazione molto travagliata per quello che in molti reputano un'aggiunta non necessaria a una saga in realtà perfettamente conclusa dall'ultimo episodio, con la fine del rapporto fra Woody e l'ormai cresciuto Andy.
Per quanto riguarda l'edizione italiana, il cambiamento più triste riguarderà certamente la voce di Woody, dopo la scomparsa lo scorso marzo di Fabrizio Frizzi: la distribuzione ha chiamato al suo posto Angelo Maggi, storico doppiatore di Tom Hanks che in originale presta la voce a Woody.
Tutto ciò che sappiamo di Toy Story 4, al di là della stringata sinossi resa nota, sono due teaser usciti a fine novembre 2018, dai quali si evincono tre nuovi arrivi: Mr Fork, una forchetta riadattata a giocattolo che urla la sua disperazione per il destino toccatogli (causando un capitombolo di tutti i protagonisti del film sulle note di "Both Sides Now" di Joni Mitchell), e un pulcino e un coniglio di peluche doppiati in originale dal Jordan Peele regista di Scappa - Get Out e da Keegan-Michael Key. Tra le novità annunciate, l'aggiunta al cast di doppiatori di Patricia Arquette e addirittura Keanu Reeves.
Per chi è ragazzino oggi non è facile capire cos'ha significato l'avvento di Toy Story, prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo, poco più di vent'anni fa. Ma il film di John Lasseter è stato una "prima volta" in tanti sensi: il primo lungometraggio della Pixar, il primo interamente animato al computer (tanto che gli fruttò un Oscar ad hoc), la prima volta da esseri pensanti e emotivi di un gruppo di giocattoli (è vero, per i bambini è una "realtà" quotidiana, ma il cinema d'animazione era rimasto colpevolmente indietro), che poi aprirà la strada a mille rivisitazioni; la prima riflessione straziante su cosa ci si lascia indietro diventando grandi. Lo sceriffo Woody, il ranger spaziale Buzz Lightyear, Mr Potato, Rex e gli altri, grazie al successo del film e dei suoi sequel, non sono più i giocattoli di Andy, non solo: sono i giochi preferiti di tantissimi bambini, di ogni quando e dove, grazie ad un merchandising infuocato, causa ed effetto di una vera e propria Toy Story fever. Oggi che l'attesa è già alta per il quarto capitolo di quella che, nel frattempo, è diventata una serie, la memoria corre ai pochi minuti di Tin toy, cortometraggio del 1988, il terzo girato da Lasseter per la neonata Pixar, che fu a sua volta un concentrato di novità e che già conteneva i temi che avrebbero fatto grande l'azienda. Non solo, infatti, il corto introduceva un bambino, e dunque un essere umano (creatura piuttosto estranea al mondo dell'animazione, anche perché di difficilissima realizzazione), ma utilizzava il numero di inquadrature più alto di qualsiasi altra opera realizzata interamente in computer grafica fino ad allora.
Come sempre da quelle parti, l'avanguardia tecnica non procedeva però sganciata da un'esplorazione avanguardistica anche in ambito narrativo: il giocattolo di latta del titolo, che prende vita appena uscito dalla scatola e poi fugge terrorizzato sotto il letto, per paura delle torture che il bambino può infliggergli, è il primo avventuriero di un viaggio che si compirà sette anni dopo con la realizzazione del primo lungometraggio, Toy Story, appunto, che è il frutto diretto di quella prima passeggiata su un nuovo pianeta dell'animazione.
E sette anni sono un tempo ampissimo in questo ambito! Di anno (luce) in anno (luce) si arriva così velocemente al tempo odierno: "Ora, sia dal punto di vista tecnico che artistico, posso dire che non c'è nulla che non si possa fare. E ogni giorno si inventa qualcosa di nuovo.", spiega Lasseter, "Ma al di là dell'aspetto tecnico, posso dire che nella sostanza non è cambiato nulla per quel che riguarda il nostro rapporto con le storie e i personaggi." E ancora: "Non esiste un'animazione, per meravigliosa che sia, che possa salvare una cattiva storia. Non metterò mai in produzione a meno che non funzioni in modo fantastico già nella versione a disegni". Lo storyboarding, ossia il momento in cui il film è ancora sulla carta, prima che i disegni diventino cartoon, è ancora una colonna portante del metodo di lavoro Pixar, oltre che un momento collettivo, in cui tutti, nello Studio, sono chiamati a testare l'efficacia di ogni singola scena o personaggio.
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