Regia: Trevor Nunn. Sceneggiatura: Lindsay Shapero. Montaggio: Kristina Hetherington. Fotografia: Zac Nicholson. Musiche: George Fenton. Scenografia: Tanya Bowd. Costumi: Charlotte Walter.
Interpreti: Judi Dench, Sophie Cookson, Stephen Campbell Moore, Tom Hughes, Tereza Srbova, Stephen Boxer, Kim Allen, Kevin Fuller, Olivia Buckland, Alfie Allen, Freddie Gaminara.
Produttori: James Atherton. Distribuzione: Vision Distribution, Cloud 9 Film. Origine: Regno Unito, 2018.
L'anziana Joan Stanley vive serenamente in un elegante sobborgo londinese, tra le fotografie dei nipotini e la passione per il giardinaggio, quando viene arrestata dal MI5 e accusata di spionaggio e tradimento. Il figlio avvocato, Nick, non crede ai suoi occhi, ma, durante l'interrogatorio, Joan viene forzata a ricordare i tempi in cui studiava fisica a Cambridge, la passione per il comunista Leo Galich e il lavoro negli uffici del segretissimo Tube Alloys Project, alle dipendenze del professor Max Davies, e il passato riaffiora, più complesso e drammatico di quanto Nick avesse mai potuto immaginare.
Il produttore di Marilyn e Shakespeare in love ha giustamente visto nella vicenda di Melita Norwood una storia nella Storia, con i caratteri di leggendarietà e di umanità che avevano portato al successo i suoi prodotti precedenti. Qui non si tratta, però, del più misterioso e geniale drammaturgo di tutti i tempi, né della donna più bella e più triste del mondo, bensì della più potente delle bombe, l'atomica, al tempo della sua invenzione.
Mentre i flashback costruiscono la spy story, con tratti di romanzo sentimentale, personaggi non ugualmente riusciti e colpi di scena, il presente è rappresentato in momenti brevi e di servizio, che servono a rilanciare il racconto ambientato negli Anni Quaranta, come fossero capitoli di un libro (e il libro di partenza c'è: "La ragazza del KGB" di Jennie Rooney). Eppure, in quelle rapide scene in cui non accade nulla o quasi, con la vecchia protagonista davanti alla coppia di investigatori, Judi Dench offre un'altra delle sue performance, recitando soltanto con gli occhi e con l'ausilio di un abito opportunamente dimesso e di una gamba malferma. Nel frattempo, il film nel film dei ricordi di Joan amplifica il suo ruolo nella Storia, facendone l'inventrice della guerra fredda e la fautrice di quella distensione che ha assicurato all'Occidente un lungo dopoguerra di pace. Rispetto alla figura reale della Norwood, Red Joan non è una simpatizzante del comunismo, né fa quel che fa per salvare il sistema Unione Sovietica: con un certo schematismo, che insiste sul suo essere donna in un mondo di scienziati maschi senza cuore, il film punta sulla sua reazione emotiva ai fatti di Hiroshima e Nagasaki e sulla necessità morale di scongiurarne altri.
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