Regia: Todd Phillips Sceneggiatura: Todd Phillips, Scott Silver. Fotografia: Lawrence Sher. Montaggio: Jeff Groth. Musica: Hildur Guonadottir. Costumi: Mark Bridges.
Interpreti: Joaquin Phoenix, Zazie Beetz, Robert De Niro, Jolie Chan, Brian Tyree Henry, Douglas Hodge, Mary Kate Malat, Brett Cullen.
Produttore: Todd Phillips, Martin Scorsese. Distribuzione: Warner Bros. Origine: USA. 2019.
Arthur Fleck vive con l'anziana madre in un palazzone fatiscente e sbarca il lunario facendo pubblicità per la strada travestito da clown, in attesa di avere il giusto materiale per realizzare il desiderio di fare il comico. La sua vita, però, è una tragedia: ignorato, calpestato, bullizzato, preso in giro da chiunque, ha sviluppato un tic nervoso che lo fa ridere a sproposito incontrollabilmente, rendendolo inquietante e allontanando ulteriormente da lui ogni possibile relazione sociale. Ma un giorno Arthur non ce la fa più e reagisce violentemente, pistola alla mano. Mentre la polizia di Gotham City dà la caccia al clown killer, la popolazione lo elegge a eroe metropolitano, simbolo della rivolta degli oppressi contro l'arroganza dei ricchi.
Si presenta con una carta, il Fleck di Todd Phillips, ma non è una carta da gioco: è il documento di una malattia mentale, che lo rende un emarginato, un rifiuto della società, come ci dice la prima sequenza del film, sovrapponendo al suo volto la cronaca di una città allo sbando, sommersa dalla spazzatura fisica e metaforica. Ambientata nei primi anni '80, l'origin story diretta, prodotta e co-scritta da Phillips colma i vuoti strategici lasciati nel passato del personaggio, mescolando le indicazioni di Alan Moore e Brian Bolland con la cronaca vera americana e con l'omaggio al cinema coevo di Scorsese, Re per una notte e Taxi Driver in particolare. Parallelamente alla costruzione narrativa della maschera di Joker, siamo invitati ad assistere alla costruzione interpretativa del personaggio che Joaquin Phoenix compie sotto i nostri occhi, trasformandosi fisicamente in altro da sé, aggiungendo energia man mano che perde peso, liberandosi progressivamente dal diktat del sorriso socialmente conveniente ("It's so hard to be Happy all the time") per riscrivere radicalmente e alla propria maniera le regole della commedia della vita.
Niente che non funzioni nel meccanismo: il film cresce, una scena alla volta, come un assembrarsi di folla, perfettamente oliato, come il dialogo in diretta televisiva tra Joker e Rober "Murray" De Niro,
Joaquin Phoenix è lasciato solo al centro del film, com'è solo Arthur Fleck, senza ancora un arcinemico per cui vivere: il suo Joker è tutto ciò che c'è da vedere e va a ragione ad iscriversi ai primi posti nella lista dei tanti volti dell' "uomo che ride", vendicatore psicotico di chi non l'ha capito, delirante (delusional) illusionista, capace di fondere nella propria immagine quella di Heath Ledger e di Anton Chigurh, Honka, Chaplin e Andy Kaufman, senza mai assomigliare a nessun altro
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