Divorziata con figlia minore e padre da accudire, Anna è segretaria di terzo livello in un'azienda assorbita da una multinazionale. Lavorare le piace; anche se il suo reddito non le permette di concedersi più dell'indispensabile. Da un giorno all'altro, però, la sua vita cambia: come per effetto di un sortilegio misterioso, i colleghi le fanno il vuoto intorno, la sua scrivania è occupata da altri, i compiti diventano umilianti.
In una via crucis laica e senza clamori, ma non perciò meno dolorosa, la poveretta percorre all'incontrario la piccola carriera faticosamente conquistata. E' addetta alla fotocopiatrice; incaricata di sorvegliare i ritmi di produzione, suscitando le ire degli operai; costretta ad attese inutili, che le vietano di occuparsi della bambina. La perdita progressiva dell'autostima la conduce a una grave forma depressiva.
Diversamente dal cinema francese o britannico, il nostro si occupa raramente del mondo del lavoro, quello vero e quotidiano. Aderendo a un'iniziativa della Cgil sul fenomeno del "mobbing" aziendale, Francesca Comencini ha scritto e diretto un film di ottime intenzioni, efficacemente persecutorio, didascalico nel senso migliore del termine. Fino al sottofinale, almeno, dove la ribellione della protagonista e l'intervento salvifico di una rappresentante sindacale risolvono la questione in maniera rapida e - temiamo - più facile di quanto non avvenga nella realtà.
Soggetto e sceneggiatura: Francesca Comencini. Fotografia: Luca Bigazzi. Montaggio: Massimo Fochi. Scenografia: Paola Comencini. Musiche: Gianluigi Trovasi, Gianni Coscia. Interpreti: Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini. Produttore: Donatella Botti. Distribuzione: Bim. Origine: Italia, 2003.