Regia: Peter Cattaneo. Sceneggiatura: Rosanne Flynn, Rachel Tunnard. Fotografia: Hubert Taczanowski. Montaggio: Anne Sopel. Scenografie: Kate Guyan. Costumi: Jill Taylor. Musiche: Lorne Balfe
Interpreti: Kristin Scott Thomas, Jason Flemyng, Emma Lowndes, Greg Wise, Lara Rossi, Amy James-Kelly.
Produttore: Peter Touche. Distribuzione: Eagle. Origine: Regno Unito. 2019.
Kate ha sposato Richard e con lui la guerra. Moglie di un colonello e madre di un figlio caduto in battaglia, Kate vive in una base militare inglese e condivide con altre donne una guerra di rassegnazione. Perché i loro uomini sono (di nuovo) in missione in Afghanistan e loro hanno un dannato bisogno di tenersi occupate, di non pensare al peggio. Veterana del 'campo', Kate si offre volontaria per sostenere Lisa, nominata responsabile delle attività ricreative. Compassata e classica l'una, informale e pop l'altra, Kate e Lisa si scontrano su tutto. A metterle d'accordo è finalmente il progetto di un coro. La musica si rivela un vero balsamo per le donne della base, un progetto che le porterà più lontano di quanto pensassero e più vicine ai rispettivi consorti. Se Ken Loach, eterno sismologo dei cambiamenti sociali, è il rappresentante più illustre del genere, con cui misura l'onda di choc del big bang liberale e mostra i suoi effetti sul corpo e lo spirito degli uomini, Peter Cattaneo è la sua versione light. Full Monty nel 1997 puntava col sorriso crepe sociali altrettanto reali, dimostrando che un uomo può trovare la sua dignità anche restando in mutande sulle note di "Hot Stuff". E di note si tratta ancora in Military Wives, commedia sociale rigenerativa che volge al femminile, cambia (e alza) tonalità ma suona ancora pop.
Piazzata la camera dalla parte delle mogli dei soldati britannici occupati in Afghanistan, Peter Cattaneo racconta l'attesa (infinita e dolente) di chi resta a casa. Nessuna scena di guerra, nessuna violenza, se non quella dei sentimenti provati davanti a un conflitto senza fine, dentro un quotidiano ordinario e deprimente, scandito dall'angoscia della morte e dalla gestione dell'assenza.
Il partito preso di Military Wives è di mostrare l'altro versante della tragedia, quello delle trincee domestiche, quello intimo a cui non si pensa mai ma che sconvolge profondamente il Paese. Divise per ordine e 'grado', quello dei mariti, le mogli di Peter Cattaneo, formano una comunità in crisi proprio come gli operai disoccupati di Full Monty. E ancora una volta l'autore trova ai suoi protagonisti uno scopo e un orizzonte d'azione, orchestrando come nessuno una parabola d'amore in tempo di guerra. La forza del film risiede nella volontà del regista di non separare mai il racconto dal contesto culturale militare nel quale evolvono le sue protagoniste. Più che il prestigio di un concerto al Royal Albert Hall a contare è di nuovo l'azione: fissarsi degli obiettivi, assumerne le responsabilità, superare convenzioni e pudori e ritrovare un po' di pace.
Con humour e tenerezza, Military Wives ci ricorda fino a che punto la 'futilità' può essere essenziale. Indecise tra il lavoro a maglia, troppo cliché, e un team di football, troppo à la page, Kate, Lisa e le altre decidono per la musica, pop naturalmente.
Film corale, la commedia resistente di Peter Cattaneo nasce dalla necessità di far intendere una voce, armonizzandone tante, che dona al film una rettitudine singolare e una profonda umanità. Come sovente nei film dell'autore i personaggi sono animati da uno spirito di resistenza che il mondo mette a dura prova. La natura di questa prova è la variabile essenziale del suo cinema. Ieri la crisi siderurgica, oggi la guerra che oppone un protocollo senz'anima all'angoscia delle donne in lotta contro la sua vacuità. Ma non per questo faranno mancare ai propri compagni il loro sostegno sincero e incrollabile di fronte a una sorte che appare inevitabile.
Il discorso, intransigente sull'ineluttabilità del destino di un soldato, è assecondato impeccabilmente dalla messa in scena e dalle attrici, 'dirette' da Kristin Scott Thomas e Sharon Horgan, così convincenti da emozionare fino alle lacrime. L'ennesima battaglia, disperata e ottimista, di Peter Cattaneo è agita da un pugno di spose di guerra che smettono di lavorare, traslocano, si dimenticano e si mettono tra parentesi per permettere ai propri mariti di avanzare nella carriera. Combattendo sul fronte del quotidiano, imparano a vivere da sole e rigettano il panico cantando. Ogni volta che ne hanno voglia, ogni volta che l'esercito chiama dentro i loro uomini. E gli uomini nel film non sono solo quelli che fanno la guerra, sono compagni che sanno bene i rischi e sanno bene l'amore. In ascolto a teatro o dall'altra parte del mondo, tengono stretto l'altro capo del filo.
Sorelle d'armi che non si lasciano più, le mogli dei soldati parlano la stessa lingua e si organizzano spontaneamente formando una comunità efficiente che cura i bambini, ripara vetture, condivide i pasti e inganna la solitudine a colpi di pop. Essere la moglie di un soldato è un lavoro di squadra, senza sostegno mutuale non si va da nessuna parte
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