Regia: Todd Haynes Sceneggiatura: Matthew Carnahan. Fotografia: Edward Lachman. Montaggio: Alfonso Gonçalves. Scenografie: Helen Britten. Musiche: Marcelo Zarvos Costumi: Christopher Peterson.
Interpreti: Mark Ruffalo, Anne Hathaway, Tim Robbins, Bill Pullman, Bill Camp, Victor Garber, Mare Winningham, William Jackson Harper, Louisa Krause, Kevin Crowley. Produttore: Mark Ruffalo, Jeff Skoll.
Distribuzione: Eagle Pictures. Origine: USA, 2019.
La storia vera dell'impegno civile di Rob Bilott, avvocato di Cincinnati che da paladino dell'industria della chimica si scopre loro accusatore in una crociata ventennale. Alla fine degli anni novanta Rob è appena diventato socio nel suo studio legale, e si gode una tranquilla vita familiare con la moglie Sarah e un figlio appena nato. Ma una visita in ufficio da parte di Wilbur Tennant, un contadino della Virginia conoscente di sua nonna, gli cambia la vita per sempre: gli animali della fattoria si comportano in modo strano, e Tennant è convinto sia colpa dell'acqua del lago a cui si abbeverano. La stessa in cui il colosso della chimica Dupont sta scaricando rifiuti tossici da decenni. Tratto da un'inchiesta giornalistica, sviluppato dalla star attivista Mark Ruffalo, e animato da uno spirito educativo doveroso ma che rischia sempre di far passare in secondo piano il valore dell'immagine, Cattive acque trova una sintesi tra le sue anime spurie grazie a Todd Haynes, che accetta le costrizioni del dramma legale e familiare senza opporre loro resistenza, e anzi assecondandole nella loro semplicità.
Come nel suggestivo incipit, che riporta agli anni Settanta e a un gruppo di ragazzi pronti a un bagno di mezzanotte in un lago particolarmente torbido, occorre guardare sotto la superficie per notare certi riflessi da film horror. Haynes va a cercare il veleno invisibile nel cuore della famiglia americana, l'unica istituzione più potente della malefica Dupont, che ha costruito un impero sull'utilizzo del Teflon celandone i pericoli per la salute. La padella anti-aderente è il simbolo del capitalismo sposato all'ideale domestico a stelle e strisce, due capisaldi non meno inscindibili degli atomi di carbonio che si legano per creare i PFAS, inattaccabili per il nostro organismo.
E così, se Bilott è il fantasma che infesta la Dupont fino a metterne in crisi l'esistenza, allo stesso tempo il veleno invisibile infesta lui, la sua casa, e noi, costringendoci a strappare la moquette dal pavimento e a buttare via gli utensili della cucina nel cuore della notte. Ed ecco dove riemerge Haynes, il cantore dell'epidemia silenziosa (come le allegorie sull'AIDS in Safe) e della decostruzione queer della famiglia convenzionale (Carol e Lontano dal paradiso).
Mark Ruffalo abita il corpo modesto e sofferente di Bilott con la consueta plasticità, e attorno a lui Tim Robbins e Anne Hathaway interpretano un capo e una moglie che alternano brillantemente supporto e pressione; perché il commercio e il matrimonio, in fondo, possono essere resi migliori una persona alla volta, proprio come i grandi nemici invisibili.
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