Regia e sceneggiatura: Mehdi Idir, Grand Corps Malade. Fotografia: Antoine Monod. Montaggio: Laure Gardette. Musiche: Angelo Foley. Costumi: Claire Lacaze.
Interpreti: Zita Hanrot, Liam Pierron, Soufiane Guerrab, Moussa Mansaly, Alban Ivanov, Antoine Reinartz.
Produttore: Eric Altmayer. Distribuzione: BIM Distribuzione. Origine: Francia, 2019.
Saint Denis. Una scuola media in cui dai primi anni si concentrano in classi di sostegno gli allievi che non esprimono opzioni su materie come il latino, lingue straniere o musica. Dal Dipartimento dell’Ardèche arriva la giovane Samia che viene nominata vicepreside e si deve specificamente occupare degli insegnanti e degli assistenti che operano con i ragazzi ritenuti ‘difficili’. Il suo non sarà un compito privo di ostacoli ma la sua stessa condizione l’aiuterà a comprendere i loro problemi, il che non significa giustificare i loro comportamenti. Partendo da singole situazioni a loro note e coinvolgendo gli abitanti del quartiere in cui hanno girato non solo come comparse (infatti 3 su 5 dei personaggi principali vivono lì) i registi cercano e trovano un loro punto di vista personale. Qual è l’elemento che contraddistingue questo film da altri simili e che lo rende interessante? Sicuramente il fatto di non avere, come spesso accade, una ‘grande’ meta da raggiungere e di cui lo spettatore ha già la consapevolezza così come sa che può aspettarsi che, nonostante tutto, l’esito sarà positivo. Qui si affronta la quotidianità con i suoi mille problemi facendo perno in particolare su un allievo, Yanis, ma presentandone moltissimi altri con le loro difficoltà e le loro modalità di affrontare la dimensione scolastica.
Si potrebbe dire che si finisce con il non approfondirli ma in realtà (e questo è un ulteriore elemento di interesse del film) l’intento è di vedere anche la scuola dall’altra parte, quella dei docenti che non sono solo le ‘materie’ che insegnano ma persone con le loro aspettative, i loro problemi, le loro reazioni.
C’è un senso di verosimiglianza che attraversa tutto l’anno scolastico e gli eventi che lo costellano così come si percepisce che i due registi che hanno anche scritto la sceneggiatura hanno la consapevolezza di come il cammino dell’insegnamento e dell’apprendimento sia lastricato di successi e di insuccessi e di quanto sia difficile mantenere la lucidità per distinguere tra il reale vissuto di alcuni ragazzi e il modo in cui si pongono dinanzi a chi li vorrebbe aiutare ma talvolta non riesce ad individuare le modalità adeguate. La punizione può essere una di queste ma se data al momento giusto. Ma cos’è ‘giusto’? È la ricerca di una risposta a questa domanda che ogni insegnante, consapevole dell’importanza del compito che gli è affidato, si pone quotidianamente. Questo film ci aiuta a riconoscerne la complessità.
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