Regia: Guido Lombardi Sceneggiatura: Guido Lombardi, Marco Gianfreda. Fotografia: Daria D’Antonio. Montaggio: Marcello Savrino. Musiche: Giordano Corapi Costumi: Nicoletta Taranta.
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Augusto Zazzaro, Massimo Popolizio, Giorgio Careccia, Vanessa Scalera, Carlo Cercello, Rosa Diletta Rossi.
Produttore: Francesca Cima, Carlotta Calori. Distribuzione: Vision Distribution. Origine: Italia. 2019.
Vincenzo e Salvo, padre e figlio girano su un'automobile con il parabrezza rotto. È rotto anche il robot, un piccolo modellino di Mazinga che Salvo ha chiamato Mercoledì: Salvo gli rompe una gamba quando crede che il padre lo abbia abbandonato. È rotto il cuore della mamma del bimbo, forse per i dispiaceri che le ha dato il marito. Ma, soprattutto, è spezzato, da sette anni, il rapporto tra un padre e un figlio, costretti a separarsi il giorno dell'arresto di Vincenzo. Il ladro di giorni è molte cose insieme: è un film drammatico, è un noir, è un romanzo di formazione, è un buddy movie, è una commedia. È una bella giornata di sole quando Vincenzo (Riccardo Scamarcio) porta il piccolo Salvo (Augusto Zazzaro) al mare. Mentre stanno per tuffarsi arriva la polizia e arresta Vincenzo. Sette anni dopo, il giorno della prima comunione, Vincenzo, uscito di galera, torna a prenderlo. Lo porta con sé in un viaggio verso Bari. Pare che voglia riavvicinarsi al figlio. Ma capiamo presto quali sono le sue intenzioni. Il ladro di giorni è un film insolito. Qualcuno si aspetterebbe una storia edificante, un padre pentito che cerca di rigare dritto, cercare il proprio riscatto, e pensare prima di tutto al figlio. Invece Vincenzo pensa prima di tutto a sé. A portare al sud un carico di droga, a trovare un vecchio complice che lo ha, di fatto, consegnato alla polizia. È lui che gli ha tolto ogni giorno col figlio per sette anni, è lui il "ladro di giorni". Qualcuno, visto l'incipit del film, si aspetterebbe un film drammatico, invece pian piano affiora una certa ironia, un leggero umorismo. Affiorano, soprattutto, una serie di dinamiche che non ti aspetti. Da un lato, è Salvo che spesso insegna a vivere al padre, che sa comportarsi solo secondo gli schemi della malavita ("un bambino è meglio di una pistola", aveva sentito dire al padre, e metterà in atto la cosa in modo inaspettato), ma il padre prova, comunque, a insegnare qualcosa al figlio. Con la conseguenza di fargli vedere, più o meno da vicino, alcuni aspetti della malavita. La sua è una sorta di "educazione criminale", come suggeriva il titolo di Là-bas, il primo film di Guido Lombardi, che rimandava al tipo di modello che i migranti seguivano nelle terre della Camorra. In un altro modo, ma si parla di questo anche qui: cattivi esempi, e come seguirli. Ora, il discorso è piuttosto delicato. Il fatto che un padre porti più volte il figlio sulle vie della malavita è un messaggio piuttosto discutibile. Il bambino che vede il papà come un pirata, con i tatuaggi e il "tesoro" (sta leggendo una versione illustrata de L'isola del tesoro di Stevenson), cioè l'obiettivo per cui sono in viaggio, è un'idea originale
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