Il titolo del romanzo di Goffredo Parise riguarda qualcosa d'inesplicabile. Lo stesso scrittore, nel prologo, tenta di spiegarlo; ma poi rinuncia. Ci si avvicina Cesare Garboli, quando nell'ossessione del sangue riconosce "l'origine della vita, la traccia crudele che lasciano al loro passaggio la gioventù e la passione di vivere".
Coppia sulla cinquantina, Carlo e Silvia hanno sostituito la comunicazione dei sensi con un rapporto di forte complicità reciproca. Si scambiano quotidianamente lunghe telefonate in cui si raccontano tutto; anche se lui vive la maggior parte del tempo in campagna con Lu', una donna molto più giovane. E' attraverso il telefono che Carlo apprende della relazione nascente della moglie con un misterioso ragazzo, un tipo violento quanto debole, senza ideologia ma appartenente a un'organizzazione di estrema destra.
L'uomo vive i nuovi eventi con fascinazione, conferendo a Silvia un'aura di mistero e irraggiungibilità che prima non aveva; ma anche come un'ossessione, con incubi in cui vede la moglie impegnata in una fellatio con l'amante. L'odore del sangue è un gioco al massacro continuato, dove si configura via via un esito tragico che evoca Pasolini.
Non è però una storia morbosa, ad onta delle esplicite confessioni sessuali dei protagonisti: rappresenta piuttosto l'inevitabile, a volte distruttiva, confusione dei nostri sentimenti, della nostra sessualità, dell'amore platonico e di quello carnale, dell'intreccio inestricabile di attrazione e conflittualità che corre tra maschio e femmina.
I titoli dichiarano che il film è "liberamente tratto" dal romanzo: in realtà Martone, autore della sceneggiatura, si è limitato a cambiare qualche nome, a inserire un episodio (la visita di Carlo al circolo fascista) a tagliare un epilogo che restituiva un po' di speranza al protagonista, per non smorzare il sapore di cenere del finale accompagnato dalle note di Berlioz sulla tomba di Giulietta. Per il resto è sostanzialmente fedele al testo, che traduce in linguaggio cinematografico con risultati ammirevoli.
Come già nell'"Amore molesto", il regista sa conferire alle immagini una straordinaria materialità, una sensualità perturbante che ti attrae o ti respinge insieme. Secondo lo stato d'animo di Carlo, le strade notturne di Roma possono diventare sconosciute e sinistre. Se scoppia un temporale in campagna, senti gli aromi forti della terra bagnata. L'odore, "dolcemente nauseabondo", del sangue aleggia per la sala.
(Roberto Nepoti)
Sceneggiatura: Mario Martone, liberamente tratto dal romanzo L’odore del sangue di Goffredo Parise edito da Bur di Rizzoli. Fotografia: Cesare Accetta. Montaggio: Jacopo Quadri. Scenografia: Sergio Tramonti. Costumi: Paola Marchesin. Interpreti: Michele Placido, Fanny Ardant, Giovanna Giuliani. Produttore: Donatella Botti. Distribuzione: Mikado. Origine: Italia, 2003. Durata: 99’.