Regia e sceneggiatura: Thomas Lilti. Fotografia: Nicolas Gaurin. Musica: Alexandre Lier. Scenografie: Marie-Catherine Theiler
Interpreti: Vincent Lacoste, William Lebghil, Michel Lerousseau, Darina Al Joundi, Benoit Di Marco.
Produttore: Emmanuel Barraux.
Distribuzione: Movies Inspired. Origine: Francia, 2018.
Benjamin e Antoine frequentano il corso di preiscrizione alla facoltà di Medicina di Parigi, che è a numero chiuso e accoglie solo 300 nuovi studenti l'anno. Benjamin è figlio di un chirurgo che spinge il figlio a proseguire sulla sua strada, mettendogli alle costole anche il fratello maggiore, già medico. Antoine invece è spinto solo da una vocazione fortissima, nonostante sia già la terza volta che cerca di superare l'esame di ammissione. I due ragazzi stringono amicizia e capiscono che studiare insieme è forse l'unica soluzione per memorizzare la quantità di nozioni richieste all'esame. Ma le motivazioni dietro ai loro sforzi sono diametralmente opposte: Benjamin studia per compiacere il suo incontentabile padre ed è più interessato a trovare un metodo efficace per sfangarla; Antoine, per cui diventare medico è una necessità vitale, tende a farsi sopraffare dalla mole di lavoro. Lilti allarga spesso l'inquadratura dai due protagonisti alle aule sovraffollate che li circondano o alle resse per vedere la propria posizione in classifica sui tabelloni, per (di)mostrare quanto sia crudele e iniquo il processo di selezione dei candidati. Dalla coda per accaparrarsi un posto nelle prime file alle simulazioni a crocette piene di domande trabocchetto ai pisolini di dieci minuti con cui gli studenti cercano di arginare la stanchezza da studio matto e disperatissimo, il regista ci rende partecipi dei meccanismi che le generazioni precedenti non hanno dovuto affrontare, e che tendono a stritolare anche il più volonteroso degli studenti, senza preoccuparsi di distinguere chi è davvero "fatto per fare il medico" da chi è semplicemente bravo a "digerire informazioni inutili".
Il ritmo della storia è dato proprio dall'alternanza fra pubblico e privato, fra particolare e universale. E la recitazione sommessa di William Lebghil, visto di recente in Yves, nei panni di Benjamin àncora una narrazione che si snoda sula falsariga di classici del genere come Esami per la vita, ma anche di storie di preparazione atletica come Rocky (esplicitamente citato) o Karate Kid.
Il primo anno informa sulla situazione degli universitari di oggi e fotografa bene una società abituata ad esercitare grandi pressioni per "eliminare i più fragili", ribadendo il messaggio del sociologo Pierre Bourdieu: "Dobbiamo mettere la società al servizio della scuola, e non la scuola al servizio della società".
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