Regia: Gianfranco Rosi. Fotografia: Gianfranco Rosi.
Produttore: Gianfranco Rosi, Donatella Palermo, Serge Lalou, Camille Laemle
Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia 2020.
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2020
Gianfranco Rosi è il simbolo dell' equiparazione del cinema documentario a quello di finzione, almeno nei festival. Il suo Leone d' oro per Sacro GRA , e l' Orso d' oro per Fuocoammare , hanno sancito la forza del "cinema del reale", che ha espresso alcune delle forze migliori del cinema recente, soprattutto in Italia. Notturno , accolto con dieci minuti di applausi, porta all' estremo una linea finora meno evidente del suo lavoro, ossia l' attenzione per l' immagine e la sua composizione, quasi da tableau, che nei film precedenti era bilanciata o messa in ombra dalla forza dei personaggi o del tema. La decisione è evidenziata ulteriormente da un' altra opzione radicale, quella di non spiegare nulla né attraverso interviste, né voci fuori campo, né didascalie. Il che ha un effetto curioso, perché il film è girato in luoghi assai diversi del Medio Oriente, dalla Siria al Kurdistan al Libano; vengono raccontate le conseguenze delle guerre che devastano quei luoghi e noi sullo schermo non sappiamo mai dove ci troviamo se non indirettamente, perché gli uomini ( e le vittime) sono tutti uguali. La scelta è rivendicata da un unico cartello iniziale, che spiega come i confini di quei luoghi, e le loro tragedie, siano figlie dell' arbitrio coloniale delle potenze europee dopo la fine dell' Impero Ottomano. Il che è una coerente idea politica che diventa idea estetica, ma ha anche la conseguenza di portare verso l' astrazione: la composizione delle inquadrature, la bellezza delle immagini fanno sentire molto l' occhio di chi guarda, e anche lo scorrere del tempo quotidiano, su cui il film si sofferma scorrendo a fianco agli eventi drammatici, sembra essere un ritmo che appartiene più a una scelta di regia che ai personaggi. Molto interessante comunque l' idea di mostrare la guerra solo attraverso mediazioni: i disegni dei bambini che raccontano le violenze dell' Isis, una recita in un ospedale psichiatrico che ripercorre la storia dell' Iraq, gli allarmati messaggi video sui social. Il tema della rappresentazione, peraltro, è più direttamente al centro del bellissimo documentario di Martina Parenti e Massimo D' Anolfi, Guerra e pace , diviso in quattro sequenze che raccontano il rapporto tra immagini e guerra: le immagini d' archivio della guerra di Libia, l' unità di crisi della Farnesina, le lezioni di fotografia nell' esercito francese, più un epilogo. Se Rosi è un allievo ideale del "documentario poetico", tende alla contemplazione e al lirismo, Parenti e D' Anolfi aderiscono invece, in questo caso più che in altri loro lavori, alla lezione di Frederick Wiseman, il grande maestro del "cinema diretto" di cui passa oggi il nuovo film, City Hall , sul municipio di Boston. Un altro studio di istituzioni, immaginiamo, un' altra lezione sul rapporto tra individuo e comunità.
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