Regia: Philippa Lowthorpe Sceneggiatura: Gaby Chiappe. Fotografia: Zac Nicholson. Montaggio: Una Nì Dhonghaìle. Scenografie: Cristina Casali. Costumi: Charlotte Walter.
Interpreti: Keira Knightley, Gugu Mbatha-Raw, Jessie Buckley, Keeley Hawes, Phyllis Logan, Rhys Ifans, Greg Kinnear.
Produttore: Jenny Borgars. Distribuzione: Bim Distribuzione. Origine: Gran Bretagna. 2020.
Londra 1970. Ventesima edizione del concorso di Miss Mondo. Il Women's Liberation Movement decide di boicottare la manifestazione nel corso della finale per opporsi al sistema patriarcale che vuole la donna come oggetto. Sally Alexander è una delle leader di un'azione che la porterà a scoprire anche altri aspetti dell'emancipazione femminile. Lo fa mettendo alla berlina il machismo reazionario ovviamente di un americano noto (Bob Hope) che fu l'ospite d'onore della serata finale e che venne sbeffeggiato dalle femministe. Ma soprattutto porta sullo schermo una sceneggiatura scritta da Rebecca Frayn e Gaby Chiappe che propone un ampio repertorio di modi di essere di donna in quegli anni.
Se la Sally Alexander di Kiera Knightley non abbandona mai maglioni a gilet e capelli lisci la Jo Robinson di Jessie Buckley è quanto di più arrembante si possa immaginare. Se la prima vuole modificare il sistema dall'interno la seconda è convinta che il sistema 'si abbatte e non si cambia'. Ma non sono solo loro ad essere poste in rilievo con i loro misbehaviours (i comportamenti scorretti del titolo originale). C'è la madre della prima, timorosa ma al contempo non dimentica delle sue ribellioni giovanili, c'è la moglie di Bob Hope frustrata ma non completamente domata, c'è, soprattutto, la figura della vincitrice di quell'edizione, Jennifer Hosten di Grenada, che fu la prima regina di bellezza non di razza bianca. Per lei, anche se può sembrare assurdo, quella esibizione di curve rappresentò uno stadio di emancipazione.
Ecco allora che un film senza particolari punte di eccellenza può sollecitare delle riflessioni sul presente. Rispetto a culture in cui il corpo femminile viene negato e costretto a vetuste coperture c'è una società occidentale in cui, grazie anche ai social e non solo, quest'ultimo viene esibito senza più alcun limite. Dove sta la libertà? Lowthorpe sembra suggerirci che si tratta sì di una problematica sociale ma che, come sempre anche quando lo si vuol negare, il politico ha inizio dal personale e quindi ogni donna deve poter essere libera di decidere da sé e per sé
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