Regia: Martin Provost. Sceneggiatura: Martin Provost, Séverine Werba. Montaggio: Albertine Lastera. Scenografie: Camille Bougon Pigneu. Costumi: Madeline Fontaine. Musiche: Grégoire Hetzel.
Interpreti: Juliette Binoche, Yolande Moreau, Noémie Lvovsky, Eduard Baer, François Berléand, Anamaria Vartolomei.
Produttore: Serge Hayat. Distribuzione: Movies Inspired. Origine: Francia, 2020.
1967: Boersch, paesino dell'Alsazia. Paulette Van Der Beck è la direttrice della scuola di Economia domestica che porta il suo cognome, anzi, quello di suo marito Robert. L'obiettivo dell'istituto è formare generazioni di madri e mogli esemplari insegnando loro a cucinare, pulire e rammendare e inculcando nelle ragazze i sette pilastri della casalinga modello, fra cui spicca l'obbligo ad essere comprensive con totale abnegazione senza mai anteporre le proprie esigenze a quelle della famiglia. In virtù di questo obbligo, Paulette ha sempre ignorato la propensione del marito per le belle studentesse, l'alcool e il gioco d'azzardo: ma quest'ultima la costringerà a correre ai ripari, e ad assumere finalmente il comando della propria vita.
Il regista e sceneggiatore Martin Provost, che ha al suo attivo film drammatici con protagoniste femminili come Séraphine, Violette e Quello che so di lei, si cimenta qui nella commedia, soprattutto nella prima parte del film, quella in cui Paulette inaugura il nuovo anno scolastico aggrappandosi ai principi secondo i quali è sempre vissuta indossando un tailleur alla Jackie Onassis (rosa, come quello che la first lady indossava quando è morto il marito....) e il canonico filo di perle, ben cosciente che "il nemico è alle porte".
A Parigi e nelle zone più evolute della Francia infatti scioperi, occupazioni studentesche e movimenti femministi sfoceranno in quel maggio di fuoco che avrebbe, fra le altre cose, rivoluzionato la condizione della donna. Ma alla scuola Van Der Beck tutto è fermo al Medioevo, e la direttrice, insieme alla cognata Gilberte e alla combattiva suora Marie Thérèse, fanno guardia al fortino. Il lavoro sulla ricostruzione d'ambiente è eccellente e Binoche e Moreau, attrice feticcio di Provost, si calano bene in un immaginario molto distante dalla loro esperienza diretta: particolarmente azzeccata è la gestualità della direttrice abituata a controllare ogni suo movimento secondo un'idea obsoleta di decoro
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