Regia e Sceneggiatura: Gregory Magne. Fotografia: Thomas Rames. Montaggio: Beatrice Herminie. Musica: Gaetan Roussel. Scenografie: Celine Mini. Costumi: Alice Cambournac.
Interpreti: Emmanuelle Devos, Gregory Montel, Gustave Kervern, Sergi Lopez, Zelie Rixhon, Pauline Moulene, Fabrice Coloson, William Sciortino, Fabien Tucci.
Produttore: Pierre-Louis Garnon. Distribuzione: Satine Film. Origine: Francia, 2020.
Guillaume Favre è uno chauffeur separato dalla moglie e dal mondo. Il suo reddito, fluttuante come la sua vita, è appeso a un filo: ai tre punti che gli restano per non perdere la patente e la figlia, di cui la madre ha la custodia piena. Il suo capo preferisce assegnare vetture di lusso a conduttori che non rischiano di vedersi sospendere la licenza di guida da un momento all'altro. Ma un giorno, come una sfida, gli affida madame Walberg, cliente capricciosa e 'naso' reputato nel mondo dei profumi di lusso. Anne Walberg è capace di avvertire ogni genere di odore e di ricostruire un profumo in funzione di opportunità industriali o economiche. Egocentrica e maniacale, non riesce a scoraggiare Guillaume, determinato a resistere. Così, contro ogni logica, Anne e Guillaume finiscono per intendersi, producendo insieme una fragranza nuova.
L'orizzonte del racconto non si lascia facilmente indovinare e gioca in maniera originale sul suo soggetto, uno chauffeur che aspira a una seconda occasione all'ombra della diva che moltiplica comportamenti curiosi: getta via il suo pacchetto di sigarette, gli domanda di cambiare le lenzuola dell'hotel dove soggiornano, si tiene risolutamente lontana dai suoi interlocutori.
Quello che cerca di proteggere mademoiselle Walberg, come vuole essere chiamata a dispetto del titolo italiano, è il suo olfatto, che si rivela uno strumento d'eccezione. La protagonista rifugge tutti quegli odori, tabacco o detersivi, che potrebbero compromettere le sue capacità prima di una perizia. Alle stranezze del mestiere si aggiunge un disprezzo congenito per l'altro, che appare sempre come un ostacolo o un mezzo. Ma seguendo i passi di Guillaume, ci appassioniamo progressivamente ad Anne e all'esercizio della sua arte, agli incarichi che le vengono proposti, alle traiettorie del suo talento e alla sua vulnerabilità.
Con sottigliezza, I profumi di Madame Walberg disegna l'incontro di due solitudini, un uomo e una donna in impasse, senza cedere mai alla facilità del romance. Se la relazione antagonista dimora classica, la nascita di un'affinità elettiva è fondata sulla creatività e non sull'attrazione sentimentale. I profumi del mondo permettono di incrociare due itinerari esistenziali e donano a due personaggi che tutto oppone una dimensione sensoriale da condividere. Un bouquet senza dominanza evidente ma rotondo nell'accordare i due componenti principali.
Emmanuelle Devos, sobria e sottile nel flirtare col cinema e il suo partner, compone una grande borghese che non riesce a dissimulare una ferita. Grégory Montel, di cui i fan di Dix pour cent (Chiami il mio agente!) conoscono bene la tenera bonomia, testimonia un'ammirevole umanità. Insieme fanno meraviglie come i loro personaggi, uniti in un matrimonio professionale. A contatto l'una dell'altro, Anne procederà verso la riconnessione interiore e Guillaume verso il suo pieno potenziale. Gustave Kervern, Sergi López e la giovanissima Zélie Rixhon si aggiungono all'equazione di questo film luminoso, dando voce a un sincero e delicato canto di speranza.
Le performance di Devos e Montel non caricano mai le opposizioni socioculturali dei loro personaggi, lei borghese parigina ritirata nel suo immobile haussmaniano di lusso e pregiudizi, lui proletario che non arriva mai a fine mese e lotta contro una forma di ingiustizia amministrativa. Due paesi che si oppongono in un film che segna il ritorno di un cinema 'marxista' in un'epoca in cui gli scarti sociali non sono mai stati così rilevanti.
Grégory Magne lavora nelle zone grigie realizzando una commedia di cui pudore e leggerezza sono le principali qualità. Mai sarcastico, ama i suoi personaggi per cui adotta l'umorismo dentro un film orgogliosamente popolare, che fa bene al cuore e ci insegna qualcosa su un mestiere e le pressioni industriali che lo assediano e stravolgono. Una commedia 'a naso scoperto' che ai tempi della Corona suona quasi esotica. Da par suo, Emmanuelle Devos conferma (Sulle mie labbra) che i ruoli incentrati sui sensi le stanno a meraviglia.
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