Regia: Stefano Mordini. Sceneggiatura: Edoardo Albinati, Stefano Mordini. Fotografia: Luigi Martinucci. Montaggio: Michelangelo Garrone. Costumi: Grazia Materia.
Interpreti: Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno, Valentina Cervi, Fabrizio Gifuni.
Produttore: Roberto Sessa. Distribuzione: Warner Bros. Origine: Italia, 2021. VM 18 anni
Che cosa sono stati gli anni Settanta in una certa città, un certo quartiere, una certa scuola? Ha provato a raccontarlo in un romanzo di oltre mille pagine Edoardo Albinati, che nel 1975 era un adolescente romano di buona famiglia e frequentava un liceo privato del quartiere Trieste, isola di privilegio in cui i genitori medio e altoborghesi "mettevano al riparo" i loro figli dal clima politico del tempo. Quell'anno alcuni ex studenti della stessa scuola avrebbero compiuto uno dei delitti più efferati della storia italiana, il massacro del Circeo, e Albinati, nel suo romanzo fiume vincitore del Premio Strega 2016, avrebbe raccontato quella mala education capace di generare mostri. L'abilità narrativa di Mordini, in termini strettamente cinematografici, è notevole: La scuola cattolica ricrea un mondo di cui alcuni di noi hanno ancora memoria in maniera del tutto credibile, descrivendo un humus socioculturale che non poteva che produrre una concezione distorta della morale e della virilità. La violenza era all'ordine del giorno e certe istituzioni, dietro la facciata perbenista di matrice religiosa, tolleravano un sistema gerarchico basato sulla sopraffazione, acconsentendo ad una visione elitaria funzionale alla crescita (anche urbanistica) delle scuole private, dove "tutto si sistema con una donazione".
È in quegli anni, anche nelle scuole pubbliche, che il ruolo degli insegnanti perde valore e rispetto, e gli studenti si convincono che l'autorità dei loro docenti "è basata sul nulla perché non sanno niente". Ed è di quegli anni, in quel contesto socioeconomico, che i padri trasmettono ai figli un'idea distorta di mascolinità che comporta freddezza e alterigia sia verso gli strati sociali "inferiori" che verso le donne.
Mordini ricrea fedelmente quel clima ma non ne affronta mai la dimensione specificatamente politica, e anche lo studio delle psicologie dei singoli personaggi rimane in superficie, senza darci aperture che ci aiutino a comprendere, e non solo contestualizzare, certi comportamenti aberranti. Quando poi si passa al delitto del Circeo la regia si fa insistente in un modo che ricorda il cinema di Michel Franco, con la sua inquietante componente di sadismo.
La ricostruzione d'ambiente, grazie alle scenografie di Paolo Bonfini e i costumi di Grazia Materia, è convincente, così come convincenti sono le prove attoriali (e la direzione) di un cast di giovani quasi sconosciuti (con l'eccezione dell'astro nascente Giulio Pranno nel ruolo di Andrea Ghira), soprattutto Alessandro Cantalini nei panni di Pik e Luca Vergoni in quelli agghiaccianti di Angelo Izzo.
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