La Storia In Casa Dowd si respira l’aria solenne e la concitazione che precedono i momenti importanti. Veta Louise da infatti un ricevimento in onore della figlia Myrtle Mae: è l’occasione attesa da tempo per introdurre la ragazza in società e farle incontrare un giovanotto perbene. Purtroppo non tutto funziona come dovrebbe. L’arrivo imprevisto di Elwood Dowd, stravagante fratello e coinquilino di Veta, accompagnato dall’inseparabile amico Harvey, manda a monte la festa mondana. E’ la goccia che fa traboccare il vaso: Veta, stanca di subire imbarazzo e dinieghi, decide di far ricoverare Elwood in una clinica psichiatrica. Ma l’ingresso dell’esasperata Veta e del fratello nella clinica Chumley, dove lavorano un saccente dottore di fama internazionale, un giovane dottore vanesio, un’infermiera innamorata ed un sinistro inserviente dal linguaggio colorito, segna l’inizio di una lunga serie di equivoci esilaranti e ribaltamenti a non finire. Il buon cuore e la serenità di Elwood catalizzeranno ben presto la simpatia di tutto il personale medico, tanto che ci si chiederà se sia davvero il caso di internarlo. E comunque siamo proprio sicuri che Dowd sia pazzo? Perché forse la causa di tutti i guai non è da ricercarsi in lui quanto piuttosto nel suo caro amico Harvey. Ma soprattutto: chi è Harvey? Note Harvey è una deliziosa commedia che da anni spopola nei teatri di Broadway, avendo collezionato ben 1775 repliche consecutive. Il testo è stato scritto nel 1944 da Mary Chase (Denver – USA, 1907-1981) ed è il suo più fortunato testamento spirituale, vincitore del premio Pulitzer. La notorietà di Harvey è legata soprattutto all’omonimo film del 1950, regia di Henry Koster, con un James Stewart in stato di grazia nei panni di Elwood ed una simpaticissima Josephine Hull in quelli di Veta. Pur essendo ambientata in un’epoca retrò, apparentemente lontana, l’opera è ricca di spunti moderni e fa luce su alcuni aspetti paradossali dell’attuale società. La felicità intesa come riflessione individuale, tempo improduttivo speso per se stessi, va contro i meccanismi della competizione sfrenata e della sete di potere, che tanta importanza hanno oggi nel campo delle convenzioni sociali. Oggi tutti siamo di fretta, scortesi e scontrosi: dei “veri bastardi” dirà il tassista, personaggio chiave ai fini della comprensione del testo. Elwood rappresenta l’altra faccia della medaglia. Ai più figura come un alieno, un folle, quando invece è un privilegiato: è in grado di assaporare ogni istante della vita (Harvey, del resto, può fermare il tempo a suo piacimento) e di fare del bene agli altri, con insolita gentilezza. Se la pazzia è questo, allora ben venga, sembra voler dire Mary Chase. E tutto questo è possibile grazie al benefico influsso di Harvey. In chiave di metafora, Harvey rispecchia il bisogno di evasione di tutti noi, è l''amico con cui giocavamo da bambini e che ci dava coraggio nelle notti di temporale, sono i sogni che troppo presto abbandoniamo crescendo, sono le paure che spesso nascondiamo. Un grosso lavoro è stato effettuato dalla compagnia per sottolineare in più modi la modernità dell’opera: da un lato si è intervenuti sul linguaggio, dall’altro si è cercato di attualizzare il microcosmo di personaggi che circondano il protagonista attraverso un’interpretazione disincantata, che ne enfatizzasse le piccole e grandi meschinità. Ecco perché non dovrebbe essere difficile per tutti noi rispecchiarsi in quel ricco spaccato di umanità.
Regia:Filippo Sassi;Veta Louise Simmons (sorella di Dowd)-Ilaria Capra;Myrtle Mae Simmons (nipote di Dowd)-Cristina Tagliavini; Elwood P. Dowd-Filippo Sassi; Ethel Chauvenet (vecchia amica della famiglia Dowd)-Lara Fontana; Ruth Kelley-Francesca Elisa Molari; Marvin Wilson (inserviente)-Tiziano Vannini;Dottor Lyman Sanderson-Fabrizio Ghinolfi;Dottor William Chumley-Simone Buffagni;Betty Chumley (moglie del dott.Chumley)-Francesca Boni;Avvocato Ellie Gaffey-Marta Filippone;E.J.Lofgren (tassista)-Filippo Pasini.