Regia, sceneggiatura e montaggio : Barry Alexander Brown. Fotografia: John Rosario. Musica: Steven Argila. Scenografie: Eloise Crane Stammerjohn. Costumi: Michelle A. Green.
Interpreti: Lucas Till, Lucy Hale, Lex Scott Davis, Julia Ormond, Cedric The Entertainer, Sharonne Lanier, Brian Dennehy, Chaka Forman, Mike Manning, Shamier Anderson, Ludi Lin, Sienna Guillory, Jake Abel, Dexter Darden, Matt William Knowles, Byron Herlong, Onye Eme-Akwari, Michael Sirow, Nicole Ansari-Cox, Cian Genaro
Produttore: Spike Lee, Colin Bates. Distribuzione: Notorius Pictures. Origine: Usa 2020.
1961. Bob Zellner, un ragazzo di Montgomery (Alabama) figlio di un pastore metodista e nipote di un membro del Ku Klux Klan, deve fare una tesina sulle relazioni razziali. Assieme ad altri quattro compagni di corso partecipa a un evento che si svolge in una chiesa, frequentato da fedeli di colore e organizzato in occasione del quinto anniversario del boicottaggio del bus di Montgomery quando Rosa Parks (che con Ralph Abernathy è stata tra gli organizzatori dell'iniziativa) è stata arrestata per non aver ceduto il posto a un bianco. La polizia però arriva sul posto per arrestarli e i ragazzi vengono fatti scappare dal retro. Da quel momento la vita del ragazzo si trasforma in un incubo soprattutto dopo che è uscito un articolo su un giornale che ha parlato della sua partecipazione alla ricorrenza. Bob però ha scelto da che parte stare. Contrasta apertamente i coetanei razzisti, salva una ragazza di colore da un linciaggio durante la manifestazione dei Freedom Riders a Montgomery e si schiera in prima linea in difesa dei diritti civili.
Qui Spike Lee compare tra i produttori, mentre dietro la macchina da presa c’è Barry Alexander Brown, storico montatore proprio di Spike Lee. Il suo talento lo si vede nell’utilizzo del materiale di repertorio, nelle sequenze anche ironiche a cui riesce a dar vita alternando immagini a colori e in bianco e nero, nel volersi rivolgere direttamente allo spettatore.
Il tema è quello dell’uguaglianza, s’intende. La peculiarità però è di focalizzarsi sugli opposti. Interessante la sequenza in cui il razzismo si sviluppa al contrario. Zellner è seduto in un locale, sta bevendo un caffè. Viene “aggredito” da un uomo di colore, che glielo rovescia sulla camicia. Brown ragiona su una discriminazione che assume un valore universale, che non si ferma davanti alle apparenze.
Il grande schermo spesso ci ha mostrato un odio razziale che si scatena anche tra persone con la stessa pelle. Da qui nasce il titolo: Il colore della libertà. Non è una questione di cromature, ma di animo umano, avvelenato e poco attento all’altro. Il film è tratto dall’autobiografia di Zellner, che ha ottantadue anni e vive in Florida. È stato un membro di spicco dello Student Nonviolent Coordinating Commitee (SNCC), uno dei principali movimenti che hanno combattuto la segregazione nel Sud degli Stati Uniti.
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