Regia e sceneggiatura: Giulia Steigerwalt. Fotografia: Vladan Radovic. Montaggio: Gianni Vezzosi. Musica: Michele Braga.
Interpreti: Barbara Ronchi, Fabrizio Bentivoglio, Thony, Tesa Litvan, Margherita Rebeggiani, Luca Nozzoli, Andrea Sartoretti.
Produttori: Paolo Lucarini, Matteo Rovere. Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia, 2022
Francesca "non sta più bene" con suo marito Alberto da tempo, e confida la sua tristezza alla migliore amica Debora, a sua volta in crisi con il marito Marco. Il figlio di Francesca, Sergio, dà lezioni di sesso a Maria, una ragazzina alle prime esperienze, che condivide dubbi e paure con l'amica Simona. Guglielmo, il ginecologo di Francesca, frequenta Ana, una giovanissima prostituta croata, che si sta innamorando del panettiere Matteo. I loro percorsi sono destinati ad intersecarsi, e le loro vite sono prossime a cambiare. Un film che inizia con un sospiro e procede come un sussurro, presentando i suoi personaggi attraverso le loro solitudini, e risparmiandoci il classico spiegone riassuntivo in voce fuori campo per cui è tristemente nota la commedia contemporanea italiana.
Per molti versi Settembre è più francese, o indie americano (del resto Steigerwalt è di origine statunitense), che italiano. Ha una soavità gentile e una capacità di costruire dialoghi e piccole svolte non scontati, seppur all'interno di una serie di incastri romantici dal prevedibile esito cinematografico.
Steigerwalt affida buona parte della trama ad attori esperti, a cominciare da Fabrizio Bentivoglio nei panni di Guglielmo per proseguire con Barbara Ronchi (Francesca), i cui occhi sono davvero finestre dell'anima, Thony (Debora, anche autrice di due delle canzoni della colonna sonora, e interprete del classico di Elvis Costello "Everyday" insieme all'autore delle musiche originali, Michele Braga) e Andrea Sartoretti (Marco). Ma affianca loro anche volti nuovi come Tesa Litvan (Ana) ed Enrico Borello (Matteo), Margherita Rebeggiani (Maria) e Luca Nozzoli (Sergio), che conferiscono freschezza e naivete alla storia.
Qui non si smuovono montagne, ci si mantiene su un registro tranquillo e quotidiano, ma i sommovimenti dell'anima si colgono tutti, e l'ambizione registica si nota più nella scelta delle musiche (da Bob Dylan a Nico e i Velvet Underground) che nella messinscena semplice (l'ambientazione è quella di Fiumicino e dintorni) e in una serie di relazioni che hanno come spartiacque la capacità (o meno) di "pensare per due" invece che soltanto per se stessi. Auguriamo alla neoregista di acquisire sempre più confidenza nelle sue intuizioni e nel suo tono garbato, osando anche di più nel suo prossimo film, che non tarderà ad arrivare.
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