Regia: Mario Martone. Sceneggiatura: Mario Martone, Ermanno Rea, Ippolita Di Majo. Fotografia: Paolo Carnera. Montaggio: Jacopo Quadri. Scenografia: Massimiliano Forlenza. Costumi: Ursula Patzak.
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Aurora Quattrocchi, Nello Mascia, Sofia Essaidi.
Produttori: Luciano Stella. Distribuzione: Medusa. Origine: Italia, 2022.
Dopo molto tempo trascorso fra il Libano e l'Egitto Felice, diventato imprenditore benestante, torna a Napoli, la città dove ha vissuto fino ai 15 anni. Sua madre Teresa, "la sarta migliore del Rione Sanità", abita in un basso, e accoglie a braccia aperte quel figlio che credeva perduto per sempre. A poco a poco Felice riprende contatto con un mondo che aveva messo forzatamente da parte e incontra Don Luigi, un prete che combatte la camorra cercando di dare un futuro ai giovani del rione. Ma Felice ha anche bisogno di ricongiungersi con Oreste, amico fraterno e compagno di scorribande adolescenziali, che della camorra è diventato un piccolo boss. E a nulla valgono i consigli ad andarsene da Napoli e dimenticare quell'amicizia pericolosa: come se fosse possibile, lasciarsi alle spalle una città che ti è entrata per sempre nel cuore. Una storia che inizia con il peregrinare notturno di Felice per la città, non dissimile da quello di Renato Caccioppoli in Morte di un matematico napoletano: perché Napoli si può (ri)conoscere soltanto a piedi, perdendosi per i suoi vicoli, e come annuncia la frase di Pier Paolo Pasolini che apre la narrazione, "la conoscenza è nella nostalgia: chi non si perde non possiede".
Felice deve ritrovare anche una lingua dimenticata, ibridata con l'arabo dei Paesi in cui ha vissuto per troppo tempo, e che però fanno parte della stessa anima mediterranea cui appartiene anche Napoli. Pierfrancesco Favino mette a frutto la sua straordinaria capacità di fare propri idiomi non suoi, dall'arabo appunto al dialetto partenopeo che a poco a poco riemergerà dal passato rimosso.
Anche Oreste è un rimosso da ritrovare, un cuore di tenebra con un irresistibile potere di attrazione: un colonnello Kurtz che ha smarrito la ragione, e come Marlon Brando in Apocalypse Now al primo incontro ha il volto coperto che emerge dall'oscurità e dalla vergogna. Anche Oreste è in qualche misura figlio delle sue circostanze, oltre che delle sue scelte. Ma a Napoli esistono anche scelte diverse, e Martone le fa raccontare ai ragazzi che frequentano la parrocchia e si laureano nella conoscenza della propria città.
Una città popolata di fantasmi, nella coesistenza di morte e vita di esseri umani che vivono nei cimiteri, catacombale e allo stesso tempo piena di energia, con il sottofondo dei motorini che sfrecciano minacciosi e incoscienti, e il cui rombo fa parte della magnifica colonna sonora (in cui giganteggiano i Tangerine Dreams) sui crediti finali. Martone racconta la sua Napoli perdendocisi dentro, in un flusso libero di coscienza e conoscenza, affidando al suo protagonista il ruolo un Virgilio inconsapevole che si muove fra la morte e la vita. Favino recita con lo stesso abbandono con cui Felice si ricongiunge alla città del suo destino e ne accoglie ogni aspetto, mentre Tommaso Ragno, potente nel ruolo di Oreste, incarna l'immutabilità ottusa e cieca di un Male (quasi) necessario e (quasi) ineludibile come presupposto dialettico e filosofico.
Questa Napoli non è solo una carta sporca ma uno struggimento del cuore, un crocevia universale affascinato dal buio in cui è difficile farsi "raggio di sole" che si posa sulla monnezza e non si imbratta, ma anche un basso può diventare un punto di luce al pianterreno, un luogo magico in cui i morti continuano a vivere nei vivi e la gente comune si fa testimone della lotta quotidiana fra il Bene e il Male dietro a finestre pronte a chiudersi in fretta, e dove la lealtà è un concetto che riguarda la delinquenza come le persone perbene, perché "non si scompare senza salutare".
Il pranzo presso una famiglia decorosa come l'incontro con Oreste sono magnifiche sinfonie visive e recitative, punteggiate dai dialoghi che Martone e Ippolita Di Majo intessono nella sceneggiatura nel rispetto (e la comprensione profonda) della prosa di Rea. La fotografia evocativa di Paolo Carnera, il montaggio sospeso di Jacopo Quadri contribuiscono a quell'atmosfera magica che appartiene ad una città inafferrabile, eppure lì da sempre e per sempre per i suoi figli, buoni e cattivi.
Nostalgia è una storia d'amore e identità, una sinfonia mediterranea che racconta la gioia di riscoprire il proprio posto nel mondo e la difficoltà di fare in quel posto scelte di campo immanenti, più ancora che immutabili.
MULTISALA NOVECENTO
Via del Cristo, 5 - 42025 Cavriago (Reggio Emilia)
0522 372015
P.IVA 00132130352
IBAN IT44C0103066290000000376274
RICEVERAI IN ANTEPRIMA LE NOVITA'
SULLA PROGRAMMAZIONE E SULLE PROMOZIONI ESCLUSIVE.