Ciascuno di noi sa benissimo quel che dovrebbero fare gli altri, però ha qualche difficoltà ad assumere la propria vita. Il problema di Federica è di essere troppo ricca: perché, secondo la parabola evangelica, è più facile per un cammello passare dalla cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno dei cieli. Federica si sente in colpa a causa di quella vergognosa ricchezza e lo dice al prete, mentre cerca faticosamente di crescere, regolare i conti con la famiglia, gestire i rapporti sentimentali.
Difficile immaginare un film più tinto d'autobiografia dell'esordio dietro la macchina da presa di Valeria Bruni-Tedeschi, che si espone anche davanti all'apparecchio praticamente nella parte di se stessa (e affida a sua madre quella di sua madre). La scommessa era rischiosa; buon per Valeria averci messo una dose d'ispirata leggerezza, l'unico antidoto efficace in simili casi.
Rompendo la linearità del racconto, il film oscilla tra presente e passato, gioca a nascondino tra l'età adulta e l'infanzia, mostra la compatibilità fra la commedia caustica e la fantasticheria malinconica. La partecipazione sincera alla materia è fuori discussione; non basterebbe, però, se la regista non la traducesse in termini di stile, componendo per tocchi progressivi un autoritratto e un gruppo di famiglia non convenzionali, che spesso scartano le aspettative del pubblico con effetti di benefica sorpresa.
Tanta fluidità non impedisce che l'inquietudine esistenziale affiori sotto lo strato del "gioco", né che la sensazione di libertà e d'inventiva sia il risultato di un rigore formale notevole, tanto più per un'esordiente.
(r. n.)
Sceneggiatura: Agnés De Sacy, Noémie Lvovski, Valeia Bruni Tedeschi. Scenografia: Emmanuelle Duplay. Costumi: Claire Fraisse. Fotografia: Jeanne Lepoirie. Montaggio: Anne Weil. Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Chiara Mastroianni, Emmanuelle Devos, Marysa Borini, Jean-Hugues Anglade. Produttori: Mimmo Calopresti e Paulo Branco. Distribuzione: Mikado. Origine: Francia, 2003.