Regia: Ulrich Seidl. Sceneggiatura: Veronika Franz, Ulrich Seidl. Fotografia: Wolfgang Thaler. Montaggio: Monika Willi. Musica: Fritz Ostermayer. Scenografie: Andreas Donhauser. Costumi: Tanja Hausner.
Interpreti: Michael Thomas, Georg Friedrich, Hans-Michael Rehberg, Claudia Martini, Natalya Baranova, Silvana Sansoni, Rosa Schmidl
Produttori: Elisabetta Pilia, Cornelia Ackers. Distribuzione: Wanted. Origine: Austria Francia, Germania 2022
Per una Rimini invernale, fredda e desolata, si aggira la figura impellicciata di Richie Bravo, cantante austriaco ormai di una certa età che non si arrende al declino e insegue ancora i fasti di una carriera ferma agli anni ottanta. I fan ormai sono quelli dei centri anziani e delle comitive apposite, pochi ma sempre accaniti. Richie li premia con la dedizione di un performer instancabile, la stessa che mette nel lavoro di gigolo con cui arrotonda lo stipendio. Con un fratello in Austria e un padre malato, l'uomo non ha particolari legami, ma le cose cambiano quando una ragazza a un concerto lo approccia sostenendo di essere sua figlia. La trilogia di Paradise, che li precedeva, è ormai distante un decennio; un intervallo che ha fatto bene a Seidl, il cui stile rischia spesso di diventare stantio nel suo crudele distacco. Pur contenendo tutti gli ingredienti della brutale caricatura che potevamo aspettarci, Rimini stupisce invece con un ritratto appassionato e quasi tenero di un uomo fuori dal tempo, dagli angoli un po' smussati come ci appaiono ora quelli di Seidl stesso.
Il profilo di Richie Bravo è spietato, grottesco e profondamente umano. Dietro gli elementi più vistosi (i costumi, le canzoni, l'adorazione delle vecchie signore, le scene di sesso), c'è una sofferenza autentica e dei guizzi di scrittura che sanno rendere il personaggio molto più tridimensionale di quanto sembri. Gran parte del merito è dell'attore Michael Thomas, in una performance semplicemente straordinaria che viene da lontano; lavora infatti con Seidl dai tempi di Import/Export, in una collaborazione che ora ci appare come una lunga preparazione al ruolo che probabilmente ne definirà la carriera.
Seidl e Thomas spostano sempre più in là la soglia dell'assurdo e della provocazione, lasciando allo spettatore il compito di seguirli diligentemente. Lungo il cammino si apprezza l'altra trovata vincente, quella di utilizzare la cittadina romagnola come lo scarno teatro dell'esistenza crepuscolare di Richie. Seidl la espone al freddo e alla nebbia, ne svuota di senso i luoghi del divertimento estivo, e la popola di migranti per sottolineare gli interessanti contrasti tra interno ed esterno. La casa dello stesso protagonista, simulacro di poster e memorabilia di un passato ormai lontano, diventerà espressione ultima di questo contrasto.
Come già capitava a Mickey Rourke nel The Wrestler di Aronofsky, Richie è una creatura per la quale si finisce a provare un'empatia tattile, che si annida nelle strane pieghe di pelle consumata e dei tessuti incongrui che la ricoprono. Che Seidl sia riuscito in questa impresa è un'aggiunta importante alle correnti di disagio che continua a far scorrere sotto traccia e di cui è maestro: Rimini parla di discriminazione, declino morale e di padri che condannano i figli, mentre tutt'attorno il loro mondo si fa inesorabilmente minuscolo.
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