Regia: Francesca Archibugi. Sceneggiatura: Francesco Piccolo, Francesca Archibugi Fotografia: Luca Bigazzi. Montaggio: Esmeralda Calabria. Musica: Battista Lena. Costumi: Lina Nerli Taviani Interpreti: Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotinì Peluso, Nanni Moretti, Francesca De Martini, Pietro Ragusa Cristiano Piacenti.
Produttori: Domenico Procacci, Ivan Fiorini. Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia, 2022
Il colibrì racconta la storia della vita, indubbiamente sofferta, di Marco Carrera, interpretato in età adolescenziale da Francesco Centorame – rivelazione dell’ultima stagione di SKAM Italia – e in età adulta da Pierfrancesco Favino; una vita fatta di amore (a volte assoluto ma spesso anche travagliato e doloroso), di perdite e di bizzarre coincidenze all’apparenza inspiegabili. Ma anche, e soprattutto, un’esistenza segnata dalle figure femminili che hanno influenzato il suo viaggio, in maniera inconsapevolmente gravosa: la madre Letizia (Laura Morante), la sorella Irene (Fotinì Peluso), la moglie Marina (Kasia Smutniak), la figlia Adele (Benedetta Porcaroli), la nipote Miraijin (Rausy Giangaré) e l’amante Luisa Lattes (Bérénice Bejo), il più grande amore della sua vita, quello platonico, mai consumato e mai destinato a spegnersi. Nel trasporre dalla pagina allo schermo la vita di Marco, ordinaria ma a suo modo avventurosa, costellata di eventi singolari ma anche di crudeli e angosciose disgrazie, Francesca Archibugi (che ha curato anche la sceneggiatura insieme a Laura Paolucci e al sodale Francesco Piccolo) si pone come obiettivo quello di rimanere assolutamente fedele al grande successo letterario di Veronesi (330.000 copie vendute in Italia, tradotto in 25 lingue), ricreando attraverso le immagini la vasta complessità della struttura narrativa del romanzo originale. La storia della vita di Marco ci viene raccontata seguendo uno schema del tutto casuale che vanifica la mera scansione cronologica: si passa da un periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, da uno stato emotivo a un altro; un unico flusso di avvenimenti riconducibili a piani temporali differenti, all’apparenza totalmente slegati gli uni dagli altri, ma che in realtà occupano il medesimo spazio fisico, a sottolineare come i luoghi, nel loro essere spesso immutabili e identici a sé stessi, non siano altro che lo specchio della forza dei nostri ricordi più intimi e preziosi. Catturare l’invisibile attraverso l’occhio attento e preciso della macchina da presa sembra essere l’obiettivo della Archibugi: sondare l’imperscrutabile, scavare a fondo, attraverso il racconto di una vita e della sua potenza ancestrale, in tutta quella felicità e in tutta quella illusione, ma anche in tutto quell’immenso dolore che ci definiscono come esseri umani che, ogni giorno, cercano di resistere al peso di quelle avversità e quegli ostacoli che troppe volte ci appaiono insostenibili e insormontabili. Ne Il colibrì, grazie ad un montaggio estremamente curato, in grado di agganciare con grande armonia un frammento all’altro di questa moderna epopea, il tempo assume delle sfumature liquide, i confini tra passato, presente e futuro si azzerano e la volontà personale si annulla totalmente: Marco sembra incapace di resistere all’inarrestabile scorrere degli eventi e al travolgente impeto dei suoi stessi sentimenti, in balia di una corrente incessante che lo sballotta da una parte all’altra, come una foglia ingiallita o un pezzo di carta attorcigliato, e di fronte alla quale l’unico atteggiamento possibile da assumere sembra essere l’apparente immobilità, nella speranza di riuscire a sopravvivere, ancora una volta, all’ennesimo tiro mancino giocato dal destino.
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