Regia: Michele Placido. Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Michele Placido. Fotografia: Michele D’Attanasio. Montaggio: Consuelo Catuccio. Musica: Oragravity Scenografia: Marco Bagnoli. Costumi: Carlo Poggioli.
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Hupper, Micaela Ramazzotti, Mario Molinari, Vinicio Marchioni, Michele Placido, Alessandro Haber, Gianfranco Gallo, Moni Ovadia.
Produttore: Federica Vincenti. Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia 2022.
L’Ombra di Caravaggio ripercorre le opere di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, attraverso i volti e i luoghi dipinti nelle sue celebri rappresentazioni. Un artista che per il regista Michele Placido prende vita attraverso Riccardo Scamarcio, che lo interpreta come una rockstar anticonformista. A compensare la sregolatezza del protagonista è il rigore della Chiesa romana, rappresentata dal personaggio di Louis Garrel, una sorta di detective ecclesiastico. Michele Placido sceglie di mettere in scena il suo Caravaggio con una narrazione molto vicina al genere noir. Un uomo, chiamato l’Ombra (Louis Garrel) è incaricato da Paolo V di indagare sulle frequentazioni di Michelangelo Merisi nel periodo vissuto a Roma. L’artista, dopo l’omicidio di un suo rivale, è scappato prima a Malta e poi a Napoli e chiede la grazia papale per poter rientrare nella Caput Mundi, con la protezione della famiglia Colonna. Indeciso se concedere la grazia, Paolo V si affida al più intransigente degli ecclesiasti, che andrà a cercare le prove della cattiva condotta dell’artista ripercorrendo le fasi della sua vita e della sua arte. L’Ombra di Caravaggio non è una una classica biografia, ma un vero e proprio caso, in cui il male e il bene si mescolano tra loro, sullo sfondo di una scenografia che privilegia il lato più vicino alla realtà di una Roma appena seicentesca. Il periodo del fiorente barocco non era ancora iniziato e la città eterna era divisa tra l’oscurantismo dell’inquisizione e l’estro creativo dei tanti artisti, che gravitavano intorno alle casate nobiliari e ai potenti della Santa Sede. Le commissioni di opere raffiguranti immagini sacre erano molteplici e Caravaggio era tra gli artisti più in voga a quei tempi, soprattutto grazie alla marchesa Costanza Colonna (Isabelle Huppert) e al Cardinale Del Monte (Michele Placido). La decadenza della città, che si manifestava principalmente tra i vicoli stretti dei rioni popolari, coincideva con la realtà di un popolino che conviveva con la miseria, dettata da una società profondamente classista. Così il Caravaggio vedeva nelle persone comuni e nella prospettiva di una luce così oscura, quanto naturale, le raffigurazioni del sacro. Un atteggiamento considerato sacrilego, in particolare dopo il Concilio di Trento, che dettava precise indicazioni sulle raffigurazioni del Sacro nell’arte. Il regista affida la parte del protagonista a Riccardo Scamarcio, che interpreta il Caravaggio con grande convinzione e dà un ottima prova attoriale, concedendo alla figura dell’artista un guizzo creativo, più vicino ad un artista pop contemporaneo, che al rigore estetico e morale delle botteghe dell’epoca.
L’atelier, immaginato dal regista e ricreato con le scenografie di Tonino Zera, sembra una fucina dell’arte contemporanea, dove ad animare l’arte di Caravaggio sono corpi reali, che portano con sè le cicatrici di una fustigazione o il peso della povertà e dell’alcolismo. Sono i volti di emarginati e prostitute, come Lena (Micaela Ramazzotti) o Anna (Lolita Chammah), ma anche di uomini caritatevoli come Filippo Neri (Moni Ovadia), che nella chiesa di Santa Maria in Vallicella accoglieva tutti i pellegrini. Placido non si limita a raccontare la storia tra il protagonista e la sua ombra, ma aggiunge numerosi dettagli, che completano il quadro della Roma dell’epoca. Le parole di Giordano Bruno (Gianfranco Gallo) accompagnano la visione mistica di Caravaggio, mentre Orazio Gentileschi e sua figlia Artemisia raccontano il passato ed il futuro della pittura italiana, insieme alla tradizione, dettata dall’Accademia di San Luca e del suo rappresentante Giovanni Baglione (Vinicio Marchioni). L’Ombra di Caravaggio ha il pregio di essere un film intenso, dove l’oscurità e il tormento dell’uomo accentuano il concetto di verità, ricercato dall’artista e seppur la storia non sia dalla parte del protagonista il messaggio finale è ben chiaro: amor vincit omnia.
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