Regia: Annika Appelin. Sceneggiatura: Anna Fredriksson. Fotografia: Andreas Wessberg. Montaggio: Andreas Nilsson. Musica: Lasse Enersen. Scenografie: Lisa Öman. Costumi: Anna Karlsson.
Interpreti: Marie Richardson, Peter Stormare, Sussie Ericsson, Carina M. Johansson, Ida Engvoll, Bjorn Kjellman, Maria Sid, Miran Kamala. Produttori: Jessica Ask, Martin Persson. Distribuzione: Wanted Origine: Svezia 2022.
Può un corso di cucina cambiarti la vita? Lo chiede allo spettatore la regista Annika Appelin, proponendo una storia semplice, deliziosa come i piatti che presenta, di amore per la vita, per la cucina e per se stessi. La protagonista è una donna che ha consacrato la sua vita alla famiglia. Dopo una forte delusione sentimentale sceglie di iscriversi a un corso di cucina che non la porterà solo a imparare a preparare nuove pietanze, o a scontrarsi con il burbero chef, ma anche a godere della compagnia del gruppo (il Tuesday Club del titolo) e a lasciarsi finalmente andare. Piatto dopo piatto imparerà a credere in se stessa e nel suo talento, a smarcarsi da una vita fatta solo di doveri e a concedersi un barlume di piacere, fino a convincersi che non è mai troppo tardi per cambiare tutto e innamorarsi da capo. Questa volta firma un suo personale Chocolat meno sensuale e più gioviale, per cui sceglie protagonisti solo di età matura, a significare che non è mai troppo tardi per stravolgere la propria vita e rincorrere un sogno.
Il tono prescelto è quello della commedia romantica culinaria, che per lo più incanta e intenerisce, poi si fa motivazionale e ricarica lo spettatore di energia positiva. Giusto a tratti presenta piccole cadute di stile, quando indugia nel grottesco di personaggi che rischiano di appiattirsi su una grossolana monodimensione (su tutti il marito fedifrago e la figlia bacchettona). Più riuscito e tridimensionale è sicuramente il ritratto della protagonista, brillantemente interpretata da Marie Richardson.
La sostiene e accompagna un ottimo partner di scena, Peter Stormare. Insieme interpretano la speranza di darsi un'altra chance della vita, l'ennesima magari, poco importa: l'importante è non appiattirsi sulla routine soffocante della noia e del già fatto. Vale sempre la pena crederci, appassionarsi, osare, mettersi alla prova e sfidare la paura di fallire. In questo senso il film corale di Appelin risulta perfettamente riuscito. Magari non spicca per originalità, ma riesce a colpire nel segno e rimanere impresso, proprio come le squisite pietanze che porta sullo schermo, tanto bene da evocarne quasi odore e sapore.
Al suo debutto nel lungometraggio Appelin avanza un passo verso un cinema che mira a valicare lo schermo e farsi sensoriale, tentando di risvegliare appunto i sensi di chi guarda con una storia romantica e di autoaffermazione semplice, eppure in grado di far sorridere, riflettere e sognare.
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