Regia e Sceneggiatura: Céline Devaux. Fotografia: Olivier Boonjing. Montaggio:
Gabrielle Stemmer. Musica: Flavien Berger. Scenografie: Artur Pinheiro.
Interpreti: Blanche Gardin, Laurent Lafitte, Maxence Tual, Nuno Lopes, Marthe Keller, Lisa Mirey, Andrew Sanko Logan. Produttori: Sylvie Pialat, Luís Urbano. Distribuzione: Notorious Pictures
Origine: Francia, 2022.
Tutti amano Jeanne, a parte lei stessa. La sua autostima è precipitata il giorno in cui il progetto di raccolta di rifiuti subacquei, che l'aveva resa famosa, si è rivelato un fiasco, e a nulla è valso il suo tuffo in mare per tentare di salvare la presentazione, se non a renderla ridicola agli occhi del mondo, grazie ad un video divenuto virale. Come se non bastasse, per riprendersi dal disastro economico, le tocca il penoso compito di volare a Lisbona per svuotare l'appartamento della madre morta un anno prima. La sua profonda solitudine e la disperazione che non le dà tregua vengono turbate soltanto dall'incontro casuale con un ex compagno di liceo, il quasi omonimo Jean, che sembra conoscerla meglio di quanto lei non creda. È un film in cui un vivace battibecco si traduce, in maniera originale e intelligente, nel battibecco tra Jeanne e la sua cinica vocina interiore, resa come un buffo personaggio animato ricoperto di lunghi capelli.
Autrice di alcuni cortometraggi che si sono fatti notare a Cannes e a Venezia, per il suo primo lungometraggio la Devaux può contare sull'apporto fondamentale dell'ottima Blanche Gardin, e sull'affinità che l'attrice instaura con Laurent Lafitte (della Comédie-Française). E tuttavia, è proprio il suo non assomigliare fino all'ultimo ad una commedia romantica propriamente detta che fa del film un'opera toccante, che ragiona sul dolore di essere figli, ex amanti, ex promesse, e si misura con lo stigma del disagio psichico, senza indulgere nella formula classica del monologo nevrotico.
Nella parole, riferite ad altro, della piccola Théodora, nipote di Jean, Jeanne è "una donna che pilota un aereo, non ha più il radar e dunque si perde": aveva una funzione sociale ma un imprevisto l'ha cancellata e l'ha mandata in crisi. L'elaborazione del lutto, che passa dal ricordo della sua vita precedente, e l'incontro con un uomo incurante di qualsiasi diktat socialmente in vigore, apre in lei una nuova visione delle cose. Come la sua macchina sottomarina, che non cattura la plastica come dovrebbe, ma si rivela lo strumento tramite di uno spettacolo naturale inatteso e imprevedibile, Jeanne lascia entrare infine la luce attraverso le tapparelle abbassate e gli occhiali scuri.
Anche la trasformazione del personaggio, però, è resa con apprezzabile understatement, senza retorica né sentimentalismo. Blanche Gardin conserva la sua faccia senza sorriso, e, come avviene per Buster Keaton, è esattamente questo che ci fa più ridere, specie quando a commentare i fatti è il suo alter ego animato, talvolta (le volte migliori) senza nemmeno bisogno di parole.
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