"Fahrenheit 9/11" è il nuovo film di Michael Moore. Dopo aver vinto l'Oscar e sbancato i botteghini con "Bowling a Columbine" Moore mette il suo talento, il suo sarcasmo e il suo stile al servizio di una nuova e coraggiosa inchiesta sulle pieghe nascoste della politica estera di George W. Bush.
Reportage esclusivi, testimonianze di persone coinvolte direttamente negli avvenimenti, irriverenti domande poste ai potenti del mondo: questi sono gli elementi del film che, montati con la consueta perizia, hanno scosso l'opinione pubblica americana. Moore concentra la sua indagine sul presidente USA e sulla cerchia più stretta dei suoi collaboratori, su come abbiano ignorato la connessione saudita nell’ attentato dell'11 settembre e precipitato la nazione nella guerra con l'Iraq.
Si comincia con le contestazioni alle elezioni presidenziali del 2000 per seguire le alterne fortune di Bush Jr., dal Texas fino all'insediamento alla Casa Bianca. Moore prosegue squarciando il velo che copre le imbarazzanti amicizie tra le famiglie Bush, Saud e Bin Laden. Il regista si domanda perché, dopo l'11 settembre, fu accordato il premesso di espatrio, senza interrogatorio da parte del FBI e mentre lo spazio aereo americano risultava bloccato a qualsiasi volo civile, a molti membri della famiglia Bin Laden. Moore sottolinea le perverse logiche che legano le lacune nella sicurezza nazionale alla paura di attacchi terroristici, mentre viene approvata una legge che mina le basi delle libertà individuali in America: il Patriotic Act. Altrettanto inspiegabili sono i tagli alle spese per la sicurezza interna mentre il governo stanzia enormi risorse per una guerra in un paese lontano.
Moore si concentra poi sulle drammatiche conseguenze della guerra: le sofferenze delle famiglie dei caduti americani; le disillusioni delle giovani reclute nell'orrenda realtà irachena. Il film racconta l'amarezza dei soldati quando Bush dichiara frettolosamente vinta la guerra e propone, allo stesso tempo, di tagliare l'indennità e i fondi malattia dei combattenti. Mentre il presidente declama dell'onore di patria, nelle zone più povere del paese, i giovani disoccupati vengono reclutati con allettanti promesse di qualifiche, per poi venire gettati al macello. Il tutto culmina nei soddisfatti commenti degli amministratori delle società petrolifere e dei trafficanti di armi su come gli affari vadano a gonfie vele.
Solo Michael Moore ha il sarcasmo necessario per trovare l'ironia in una materia così drammatica, sia che incoraggi i parlamentari a leggere una legge già approvata a scatola chiusa, sia che riveli l'ipocrisia della retorica politica, cercando di arruolare i figli dei membri del Congresso nell'esercito in Iraq.
"Fahrenheit 9/11" è un film terribilmente sincero, molto ironico e stimolante.
Sceneggiatura: Michael Moore. Montaggio: Kurt Engfehr, Christopher Seward, T. Woody Richman e Francisco Latorre. Musiche: Jeff Gibbs. Fotografia: Mike Desjarlais. Produttori: Kathleen Glynn e Jim Czarnecki. Distribuzione: BIM. Origine: U.S.A., 2004. Palma d’Oro Cannes 2004.